The Reverend Peyton’s Big Damn Band Front Porch Sessions
2017 - Family Owend Records – thirty tigers / IRD
Il gruppo è composto dal Reverendo Peyton (lead vocals & National guitars, harmonica), da sua moglie Breezy “Washboard” Peyton (washboard, percussion & background vocals) e da broth Max Senteney (drums, percussion). Sono in pista da una dozzina d’anni e al loro attivo hanno ormai una decina di lavori tra i quali meritano una citazione il turbinoso Between The Diches, le eccitazioni irsute di The Whole Fam Damnily, l’inflessibile Peyton On Patton e il frizzante So Delicious.
Tra le loro influenze primarie possiamo certamente arruolare gente come Son House, Charley Patton, Furry Lewis e Robert Johnson, strizzando l'occhio a RL Burnside, a J.L.Hooker, T-Model Ford e a Jimbo Mathus; il tutto è accompagnato da un'esperienza a Clarksdale (Mississippi) che ha generato un impeto blues dal tiro rudimentale e la resofonic guitar percorsa da draconiani strofinamenti di bottleneck sui quali domina il vocione del caposquadra Josh Peyton.
Front Porch Sessions è un bel disco [da ascoltare non certo a basso volume], un disco intrigante e pieno di adrenalina, ma che ha al contempo la taumaturgica capacità di sgombrare tensioni accumulate e d ricaricarti. Front Porch Sessions è un album dal potere terapeutico, solido e maturo, con songs che scalciano ruspanti e che ti acchiappano. Già l’ouverture di We Deserve Happy Ending ci instrada sulle sponde di un blues evangelico increspato e medicamentoso con la slide che traccia fluttuazioni circolari, ma già la grinzosa When My Baby Left Me ci strizza l’occhio e tinteggia tracce paludose in odor di zolfo e peccato con un blues crepuscolare e sostanzialmente disadorno.
L’agilità dello stropicciato strumentale It’s All Night e la piacevolissima Shakey Shirley e ci coinvolgono in claps e cori mentre le scattanti What You Did To Boy Aint Right e la perizia tecnica fingerstyle rootsy-boogie Flying Squirries espandono prestanti vitalità. One Bad Shoe è attraente e tra le sue pieghe sgualcite sa essere amabilmente gradevole.
A me piacciono anche la narrativa One More Thing, l’arcaico splendore di Let Your Light Shine e lo spiegazzamento epico di When You Lose Your Money, tre tracks con un’impronta dalla tempra solida e passionale. E alla fine la vivace Combread And Butterbeans chiude il cerchio con frizzante esuberanza.