The Gurdjieff Folk Instruments Ensemble Music Of Georges I. Gurdjieff
2011 - ECM
In bilico tra la tradizione della Chiesa Armena e misticismo Sufi Gurdjieff elaborò un’idea di rapporto con la realtà in cui la musica e la danza erano elementi fondamentali. Negli anni in cui visse in Europa la sua scuola influenzò molti intellettuali e artisti che vissero nelle sue comunità dove la vita non era comunque mai facile o serena anche per il carattere, a volte “capriccioso”, del maestro armeno. Il lavoro e il pensiero di Gurdjieff, anche negli ultimi anni, sono stati comunque fonte d’ispirazione per diversi artisti come Battiato, Jarret, Peter Brook e il John Zorn più mistico di Mont Analogue e in Searc Of The Miracolous.
The Gurdjieff Folk Instruments Ensemble - Music Of Georges I. Gurdjieff, edito dalla prestigiosa ECM, è un album in cui l’estasi mistica e contemplativa (dell’ascolto e della danza) è richiamata, preziosa, in ogni nota e, soprattutto, in ogni silenzio: Musica armena, greca, araba, curda, persiana, assira e caucasica armonicamente fuse con il denominatore comune di un afflato spirituale assolutamente mai stucchevole; Musica scritta da Gurdjief per una ricerca di benessere e pace che potesse essere condivisa, intensamente, da tutti; Musica morbida che accarezza e fa stare bene, il cui ascolto culla la mente e il corpo dalla fatica e libera energia; Musica in cui il rimando ad un sapere trascendente ha sempre a che fare con una investigazione personale.
L’album, composto da diciassette deliziosi brani suonati in varie formazioni, è stato registrato nel teatro della radio armena sotto la direzione e i preziosi arrangiamenti di Levon Eskenian che, partendo dalle trascrizioni per piano dei primi anni del novecento di Thomas de Hartmann (uno dei più straordinari pianisti russi già amico e collaboratore di Wassily Kandinsky), cerca di recuperare il mondo sonoro originario, meno “quadrato” della sua trascrizione “occidentale” per pianoforte. La registrazione ha poi la particolarità di una presenza sonora poco accentuata ma con un’ottima definizione degli strumenti sia per quanto riguarda il suono armonico dell’insieme che le preziose trame solistiche. L’estrema cura della scaletta è poi visibile anche da particolari quali lo scoprire che il primo e l’ultimo suono del disco siano esattamente simili: una stessa nota di flauto che nasce, o muore, nel silenzio!
In definitiva un disco veramente unico che consiglio a chiunque voglia aprirsi alla conoscenza di un pensiero musicale che è ponte tra Oriente e Occidente ma che in realtà ha origine e destinazione a noi forse sconosciuti.
Musicisti:
Levon Eskenian: director
Emmanuel Hovhannisyan: duduk
Avag Margaryan: blul
Armen Ayvazyan: kamancha
Aram Nikoghosyan: oud
Meri Vardanyan: kanon
Vladimir Papikyan: santur
Davit Avagyan: tar
Mesrop Khalatyan: dap, dhol
Armen Yeganyan: saz
Reza Nesimi: tombak
Harutyun Chkolyan: duduk
Tigran Karapetyan: duduk
Artur Atoyan: duduk