The Great Northern X Coven
2014 - In The Bottle / Fooltribe / Vaggimal / Upupa
#The Great Northern X#Emergenti#Alternative #Indie-pop #Indie-rock
La band ha dato vita ad un disco ricco, surreale, torpido: è noise, è wave, a tratti molto pop, graffiante e ricchissimo di spunti musicali d'oltremanica. Scritto molto bene è caratterizzato dalla continua opposizione tra l'acustica e l'elettronica, a metà strada tra il tradizionale modo di suonare il pop e le correnti alternative del post rock di qualche decennio fa. Man mano che le tracce di Coven si susseguono, si aprono vari e diversi orizzonti musicali, si viaggia continuamente cullati dall'amalgama di suoni, nulla che si sovrapponga, che disturbi l'andare; nulla che risulti particolarmente artefatto, esagerato, Coven è l'equilibrio perfetto.
I The Great Northern X non si sforzano di essere troppo "alternativi", lo sono, nè suonano emulando le band cosiddette indie italiane, il loro sound è più un risultato di ascolti che si muovono nello spazio, un riassunto musicale della geografia del globo. Tanti piccoli spunti percettibili che si intrecciano tra loro, ritmiche costanti, riff di chitarra classica accostati a suoni elettronici, che rendono musicalità ai testi spigolosi e minimalisti.
Il viaggio inizia in modo piuttosto illusorio: apripista è Skunk, suono deciso, ritmo deciso, una valanga noise, distorsioni e suoni sporchi; altro punto di forza del disco è Machine gun stars, che sembra aver pescato qua e là negli anni '80, quelli del rock tradizionale, e Dead Caravan, arriva inaspettatamente al centro di tutto, wow. Titoli di coda egregiamente affidati alla ballad (e si fa per dire) Fever, un mix di angoscia e follia, un pezzo che possiede una doppia personalità, eccellente.
Un viaggio soprattutto emozionale iniziato appena nel 2009, due entità musicali già esistenti che si fondono, da una parte il background dell' autore e voce psichedelica della band, Marco Degli Esposti, dall'altra il groove schizofrenico dei Flap, trio decisamente post rock. Così, da un incontro fortunato nascono i The Great Northern X, e la loro evoluzione è continua, spontanea, eccezionale.
Purtroppo questo disco possiede un enorme difetto: è troppo, troppo breve.