The Decemberists We all raise our voices to the air (Live Songs 04.11-08.11)
2012 - Capitol Records
Ora, a inizio 2012, a dieci anni dall’uscita del primo disco Castaway and Cutouts, è stato pubblicato per la Capitol Records il primo album live della loro carriera We all raise our voices to the air (live songs 04.11-08.11), titolo che si ispira ad un verso del brano The infanta tratto dal loro disco migliore Picaresque (2005).
Si tratta di un album doppio, un’antologia di venti canzoni scelte da dodici tra i concerti del tour mondiale del 2011, che potrebbe essere anche definito una specie di “best of” dal vivo perché tutti i loro sette album sono degnamente rappresentati.
Questa la suddivisione delle canzoni per album o ep di appartenenza: 2 da Castaway and cutouts (2002), 3 da Her majesty (2003), 1 dall’ep 5 songs (2003, 4 da Picaresque (2005), 2 da The Crane Wife (2006), 1 da The Hazards of love (2009), 7 da The King is dead (2011).
Un’opera del genere è una manna dal cielo sia per gli amanti di questo gruppo che non hanno mai avuto la fortuna o l’opportunità di ascoltarli dal vivo, sia per chiunque voglia avvicinarsi alla loro musica attraverso un percorso già selezionato e guidato dei loro brani migliori.
Tutta la forza dei Decemberists emerge in modo dirompente da questa antologia: si possono trovare le tre anime della loro arte amalgamate con grazia e sapienza artigianale, quasi che la resa dal vivo riesca a dare ulteriore forza alla loro musica.
In primo luogo si staglia la ricchezza degli arrangiamenti, della strumentazione e la potenza della voce nasale di Colin Meloy, un cantastorie colto e raffinato, ma anche istrionico e coinvolgente.
In secondo luogo si assiste ad un continuo variare di registri musicali e stilistici passando da brani folk minimalisti e lievi come June hymn, a cavalcate sonore esasperate come nel finale di I was meant for the stage, a pezzi operistici o quasi da teatro canzone come The mariner’s revenge song, che dà il meglio nella veste live, o nell’unione dei tre atti di The Crane wife in un’unica narrazione sonora di sedici minuti.
In terzo luogo si conferma pienamente il talento e la passione di questa band, che non si prende mai troppo sul serio, per il proprio mestiere di musicisti e la loro abilità nel trasmettere energia e sentimenti a chi li ascolta.
In poche parole We all raise our voices to the air è l’ennesimo bel regalo dei Decemberists. Un disco da avere per iniziare con il passo giusto questa primavera di crisi e resistenza.