The Decemberists The King Is Dead
2011 - Capitol Records/ Rough Trade
Il Re è Morto (dalle nostre parti sappiamo solo che è molto nudo), e loro sembrano far festa ad un party pop che fonda le sue radici nella musica anni ´90, il cui sponsor principale è rappresentato dal produttore Peter Buck (R.E.M.) che ha dato la sua impronta strutturando dei brani con melodie sempre verdi, come negli attacchi festaioli e ripetitivi di cui Calamity Song è la massima espressione.
The King is Dead è un disco tremendamente generazionale, un ponte tra le culture di questa nuova America folk, ragazzi tenuti a battesimo dagli ultimi mostri sacri della musica e del rock internazionale, aperto liberamente ai suoni della nuova "free vogue" ovvero la nuova vita del rock americano. Il quintetto di Portland rappresentata, in un modo più ludico, la tradizione, la disegna con pasticci di alternative folk, da qualche accenno classico di steel guitar in Calamity Song, armoniche pazze in Don’t Carry It All e creatività a dismisura, come ci testimoniano brani in salsa art-folk come Rox in The Box e Down By The Water, i pezzi più significativi di questo album: il primo con le sue sviolinate in salsa pop, ma con anima old time di epoca pre-coloniale, il secondo dissacrante e, scusate la banalità, alternativo da morire.
Un ponte temporale e generazionale questa nuova fatica dei The Decemberist, in cui non a caso vi è la dolce presenza di Guilliam Welch nelle backing vocals (riascoltate Down By The Water). Un disco giovane e moderno, in cui il vecchio stile viene interpretato con animo libero ma, rispettoso, un suono riuscitissimo professionale ma allo stesso tempo naturale.