The King Is Dead<small></small>
Americana • Other Americans • Alt-Folk

The Decemberists The King Is Dead

2011 - Capitol Records/ Rough Trade

07/03/2011 di Vito Sartor

#The Decemberists#Americana#Other Americans #Alt-folk

I Decemberist arrivano al sesto lavoro in studio. Ne è passata di acqua sotto i ponti, e a dirla tutta anche di anni per questi giovanotti: tour, promozione e tutto quello che accompagna o meglio accompagnava il micro show biz di un tempo. La cosa più difficile non è produrre materiali, scrivere canzoni, buttare giù idee per arrangiare nuovi brani: per certa gente come i Nostri questo avviene con una naturalezza che solo gli americani sanno esprimere. Ciò che è più complicato è apparire sempre come dei ragazzini scatenati, avere quella freschezza e quella energia interminabile, cosa che ancora oggi caratterizza un gruppo come i Decemberists e che è piena testimonianza di tutto quanto appena detto.

Il Re è Morto (dalle nostre parti sappiamo solo che è molto nudo), e loro sembrano far festa ad un party pop che fonda le sue radici nella musica anni ´90, il cui sponsor principale è rappresentato dal produttore Peter Buck  (R.E.M.) che ha dato la sua impronta strutturando dei brani con melodie sempre verdi, come negli attacchi festaioli e ripetitivi di cui Calamity Song è la massima espressione.
The King is Dead è un disco tremendamente generazionale, un ponte tra le culture di questa nuova America folk, ragazzi tenuti a battesimo dagli ultimi mostri sacri della musica e del rock internazionale, aperto liberamente ai suoni della nuova "free vogue" ovvero la nuova vita del rock americano. Il quintetto di Portland rappresentata, in un modo più ludico, la tradizione, la disegna con pasticci di alternative folk, da qualche accenno classico di steel guitar in Calamity Song, armoniche pazze in Don’t Carry It All e creatività a dismisura, come ci testimoniano brani in salsa art-folk come Rox in The Box e Down By The Water, i pezzi più significativi di questo album: il primo con le sue sviolinate in salsa pop, ma con anima old time di epoca pre-coloniale, il secondo dissacrante e, scusate la banalità, alternativo da morire.

Un ponte temporale e generazionale questa nuova fatica dei The Decemberist, in cui non a caso vi è la dolce presenza di Guilliam Welch nelle backing vocals (riascoltate Down By The Water). Un disco giovane e moderno, in cui il vecchio stile viene interpretato con animo libero ma, rispettoso, un suono riuscitissimo professionale ma allo stesso tempo naturale.  

Track List

  • Don’t Carry It All
  • Calamity Song
  • Rise To Me
  • Rox In The Box
  • January Hymn
  • Down By The Water
  • All Arise!
  • June Hymn
  • This Is Why We Fight
  • Dear Avery

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