The Damned Damned damned damned
1977 - Stiff Records
Nati proprio da una delle formazioni più convulse dell’epoca, quei London SS attorno a cui ruotavano anche membri dei futuri Clash e Generation X, i Damned batterono sul tempo molti colleghi inglesi e portarono con sé elementi di un glam non ancora fatiscente.
Oltre a porsi come modello dal punto di vista sonoro, le loro canzoni andavano all’attacco con l’intento di spaccare e fare colpo sul pubblico fregandosene di dare battaglia al sistema. Da un certo punto di vista si può dire che i Damned non maturarono mai (e difatti ancora oggi suonano come fossero la parodia di sé stessi), ma proprio il loro tirare dritti per andare al sodo di un suono rock era quanto forse di più liberamente punk (le loro esibizioni erano comiche con il tastierista che suonava con davanti un manuale di accordi per bambini).
La copertina, con i membri della band inzaccherati di crema per torte, è uno sberleffo giovanile che contiene la stessa forza irridente che prorompe da ritornelli pop e passaggi r&r. Quella che poi divenne un’estetica glam era qua ancora sbattuta vigorosamente in “Neat, neat, neat”, “Fan club, “Born to kill” e “New rose” (quest’ultima fu la prima incisione del punk UK in assoluto, rifatta poi anche dai Guns’N’Roses).
Scoperti e prodotti da Nick Lowe, i Damned suonano ancora oggi come fossero appena sbucati da un garage. Con la stessa foga disperata assaltavano “I feel alright” degli Stooges e “Help” dei Beatles, rigurgitando dosi inconsce di Eddie Cochran, Who e New York Dolls.
Li potete ascoltare nella expanded edition pubblicata quest’anno per il trentennale con l’aggiunta di un cd di bonus-tracks e di un live a dir poco rozzo. È l’occasione per capire quanto furono seminali i Damned, nel bene (influenzando anche i nostri Diaframma) e nel male (andando alla deriva fino a diventare padrini di Offspring & Co.).