The Way Out <small></small>
Derive • Elettronica

The Books The Way Out

2010 - Temporary Residence

09/05/2011 di Paolo Ronchetti

#The Books#Derive#Elettronica

Va bene! Così come il terzo giorno i pesci puzzano e gli ospiti incominciano ad essere fastidiosi dopo il terzo album i musicisti, anche i più geniali e i pionieri, sono dei mestieranti bolliti. Non c’è niente da fare, uscire dagli stereotipi e dalla pretesa di sentire sempre lo stesso disco è un vizio di tutti, me compreso. Per questo sono felice, a volte, di avere più tempo per una recensione. L’idea iniziale a volte - si a volte, mica sempre….a volte, ogni tanto – si modifica in modo inaspettato: dischi tiepidi s’infuocano e canzoni apparentemente belle iniziano a stancare. Il tempo da dimensioni diverse soprattutto alle opere più complesse e, paradossalmente, a quelle più essenziali e apparentemente semplici. 
Se poi il disco è l’atteso seguito di una coppia di capolavori il giudizio è spesso arduo, compresso tra il fantasma, creato dalla conoscenza unita all’attesa, e il confronto con una realtà che non può, per sua definizione, superare la costruzione fantastica operata dalla nostra mente. 

Non fa eccezione a questo ragionamento The Way Out, quarto album dei newyorkesi The Books:  Nick Zammuto e Paul de Jongun. The Way Out è un album sicuramente più stabilizzato e virtuosistico rispetto ai precedenti. I suoni sono più morbidi e il folktronics meno folk e meno, violentemente, (elec)tronics, spostati verso una compiutezza matura che può rimandare all’accoppiata Byrne/Eno di My Life In The Bush Of Ghosts. Ma in realtà queste sono citazioni inutili, i Books sono semplicemente più maturi e meno selvaggi. Hanno utilizzato questi cinque anni che li distanziano dal precedente Lemon Of Pink per riprendersi il gusto di nuovi e non scontati suoni e campionamenti. Hanno lavorato ancora di più sulla capacità che hanno i suoni di raccontare storie, e hanno raccolto storie in sampler rimasticati e rigurgitati in pezzetti solo apparentemente meno disturbanti. 

Si veda A Cold Freezin´ Night – quasi alla Primus il giro di basso - in cui il testo, che pare una filastrocca ideata da un bambino, risulta di una violenza ben poco innocente, e il contrapporre, senza tagli, integralmente e con un rispetto inaspettato, A Wonderful Phrase By Gandhi una frase sul cambiamento, sulla trasformazione recitata dal Mahatma. Il nuovo inizio dei newyorkesi è nella via d’uscita. Il viaggio ricomincia solo apparentemente da dove finiva il precedente. Il The Way Out del titolo inizia e termina nelle istruzioni per procurare e uscire da uno stato d’ipnosi; si appoggia su suoni apparentemente più lounge; fa scomparire, o quasi, gli strumenti acustici, ma ci restituisce un canto polifonico che pur iniziando con voci “al contrario” termina con armonie vocali westcostiane (Beautiful People). Insomma dietro una maggiore compostezza, una quantità infinita di sorprese che probabilmente segnano, allo stesso tempo, la fine e l’inizio di un ciclo.  

Track List

  • Group Autogenics I
  • IDKT
  • I Didn´t Know That
  • A Cold Freezin´ Night
  • Beautiful People
  • I Am Who I Am
  • Chain Of Missing Links
  • All You Need Is A Wall
  • Thirty Incoming
  • A Wonderful Phrase By Gandhi
  • We Bought The Flood
  • The Story Of Hip-Hop
  • Free Translator
  • Group Autogenics II