The Books The Way Out
2010 - Temporary Residence
Se poi il disco è l’atteso seguito di una coppia di capolavori il giudizio è spesso arduo, compresso tra il fantasma, creato dalla conoscenza unita all’attesa, e il confronto con una realtà che non può, per sua definizione, superare la costruzione fantastica operata dalla nostra mente.
Non fa eccezione a questo ragionamento The Way Out, quarto album dei newyorkesi The Books: Nick Zammuto e Paul de Jongun. The Way Out è un album sicuramente più stabilizzato e virtuosistico rispetto ai precedenti. I suoni sono più morbidi e il folktronics meno folk e meno, violentemente, (elec)tronics, spostati verso una compiutezza matura che può rimandare all’accoppiata Byrne/Eno di My Life In The Bush Of Ghosts. Ma in realtà queste sono citazioni inutili, i Books sono semplicemente più maturi e meno selvaggi. Hanno utilizzato questi cinque anni che li distanziano dal precedente Lemon Of Pink per riprendersi il gusto di nuovi e non scontati suoni e campionamenti. Hanno lavorato ancora di più sulla capacità che hanno i suoni di raccontare storie, e hanno raccolto storie in sampler rimasticati e rigurgitati in pezzetti solo apparentemente meno disturbanti.
Si veda A Cold Freezin´ Night – quasi alla Primus il giro di basso - in cui il testo, che pare una filastrocca ideata da un bambino, risulta di una violenza ben poco innocente, e il contrapporre, senza tagli, integralmente e con un rispetto inaspettato, A Wonderful Phrase By Gandhi una frase sul cambiamento, sulla trasformazione recitata dal Mahatma. Il nuovo inizio dei newyorkesi è nella via d’uscita. Il viaggio ricomincia solo apparentemente da dove finiva il precedente. Il The Way Out del titolo inizia e termina nelle istruzioni per procurare e uscire da uno stato d’ipnosi; si appoggia su suoni apparentemente più lounge; fa scomparire, o quasi, gli strumenti acustici, ma ci restituisce un canto polifonico che pur iniziando con voci “al contrario” termina con armonie vocali westcostiane (Beautiful People). Insomma dietro una maggiore compostezza, una quantità infinita di sorprese che probabilmente segnano, allo stesso tempo, la fine e l’inizio di un ciclo.