TENSOR Tensor
2023 - TENSOR
#TENSOR#Elettronica#Downtempo #electronica #Minimal #ambient-electronica #Ambient
I “silenzi” dilatati e le atmosfere rarefatte del primo pezzo (Awake) non tradiscono infatti tale teoria, nonostante spettinàti delicatamente dalle sottili correnti d’aria di beats ossessivi e rallentati (sostenuti, quasi incessantemente, da impercettibili bassi digitali di cavernosa e gutturale espressione). Esemplare mistura di suoni e tensioni, che, sul manto di riverberi, grondano fascinose intese e celebrano il crescendo di filmiche melodie (a rimembrare il tandem Eivind Aarset/Jan Bang), mentre sullo sfondo si animano crepitii di drumming e vortici di bordoni (inghiottiti poi dai dirupi nelle terre di John Derek Bishop).
L’apertura è perciò un lento tribolare, tumulti ondeggianti che scalpitano nelle retrovie, e che ben presto accolgono un sax proteiforme, in versione suadente su patch soffusi e in midtempo (Death Piano), e poi a inaugurare capricci in levare che acconciano linee melodiche esotiche a colpi di synth e bordate di tremoli (Dub For Margarito).
Il “sogno granulare” del penultimo brano spinge il pensiero al tensore allentato, decontratto e ben prono a liberare endorfine, identità somatica di un downtempo liquido e lineare, presto assuefatto al ritorno alla quiete di un’idea balearic (sulla scia del Ron Trent di What Do The Stars Say To You).
Dopo il sogno, ancora tensione; nuovamente aggrappata alle trame di una lisa pellicola, ingiallita dal tempo e per questo intrigante, qui a rimbalzare però (a degna chiusura di un disco smagliante) sul fondo di abissi pulsanti e fra stormi di note tenebrosamente spettrali (Vostok Lake).