Tempelhof Frozen Dancer
2013 - Hell Yeah Recording
Berlino è il padre naturale del manifesto. La prospettiva: una creatura che cresce nel grembo dell’Europa. Battiti alieni, pulsazioni robotiche, accenni dub e drum&bass, reiterazioni digitali ed emissioni vocali ridotte a beat sintetici. Per tutte queste ragioni alla fine ci troviamo tra le mani un disco che suona come un The Album Leaf a cui sia stata accuratamente strappata l’anima (insieme ai suoi freddi venti che soffiano da nord) o come un John Foxx alienato in un ambiente extraterrestre.
L’esito è un fonema ipnotico e surreale, tale da ricreare un contesto in apparenza ovattato, ma in realtà basato su infinite geometrie sonore accuratamente accostate. Un esercizio complesso che passa dalla ricerca di una trama musicale essenziale a delle sequenze volutamente congelate. Lungi da qualsiasi velleità evocativa, il ritmo incalza o s’incanta riducendo al massimo gli apporti umani e i suoi caratteri. Nothing On The Horizon è un titolo emblematico oltre che evocativo di quanto andiamo dicendo, mentre Sinking Nation e Running Dog sono le altre due tracce meglio riuscite dell’album, contrapposte alla precedente per incedere rilassato e fare delicato.
Se preferite, potete smettere di pensare e lasciarvi andare come un tronco in mare alla deriva. Le uniche sensazioni saranno quelle prodotte dalle lievi oscillazioni delle onde; oppure se non siete così legati alla madre terra potrete immaginarvi in un viaggio interstellare , dove vi sarete concessi una passeggiata mozzafiato nel buio e silenzioso spazio infinito, nuotando dolcemente accanto al vostro modulo. Un prodotto piacevolmente tedioso con il suo procedere meccanico: accurato, zelante, radicalmente asettico. Uno di quei dischi per cui non bisogna avere fretta di emozionarsi. Per cultori!