Yug<small></small>
Derive • Elettronica

Synusonde Yug

2011 - Minus Habens (distr. Family Affair)

19/10/2011 di Gianpaolo Galasi

#Synusonde#Derive#Elettronica

Synusonde è un progetto che si vuole a cavallo tra musica contemporanea, elettronica analogica e digitale, forma e destrutturazione. I suoi titolari sono Paolo F. Bragaglia, collaboratore di Mauro Pagani e Steve Piccolo, e Matteo Ramon Arevalos, pianista contemporaneo formatosi su Messiaen e Ligeti. Assieme a loro, sul brano Motetus II, Bruno Perrault, collaboratore di Johnny Greenwood e della London Sinfonietta, al generatore di onde Martenot.

Per piglio, il primo termine di paragone (im)probabile è il duo Here (Jim ‘Filer’ Coleman, e ‘Teho’ Teardo), che in Brooklyn Bank, uscito nel 1998 per l’etichetta toscana Sonica (una delle poche uscite ‘brillanti’ dell’etichetta consociata al CPI), avevano creato dei bozzetti (complice anche una delle Lydie Lunch più profonde, asciutte e centrate di sempre) di scura e viscerale malinconia, quando non di teso e cupo malessere, con piano e viola magistralmente sostenuta, a sospendere per miracolo dal vuoto, da beat secchi ed essenziali.  

Paragone non peregrino, dato che anche Yug, nonostante vanti riferimenti più colti, è un progetto ‘pop’, che gioca a stare nella forma canzone invece di ampliarla o di contaminare linguaggi differenti. Ma non è questo il punto. Partiamo da Motetus II, che nell’incipit echeggia gli ultimi Radiohead, con una batteria elettronica minimale e un grumo di elettronica che introduce la melodia di pianoforte, contornata a sua volta da altri suoni che si dispongono nello spazio alternandosi o sostituendosi con la logica della permutazione.

Che si tratti di alternare dinamiche analogiche e digitali, come in DoD, o di rafforzare e arricchire il suono come in Locust, dove pianoforte e elettronica si sostengono e rafforzano reciprocamente, Yug dà vita a una musica costruita su una scansione additiva (un elemento costante, la melodia, attorno alla quale ritmi, glitch, suoni elettronici si alternano in una cangiante uniformità) i cui i molteplici tools chiamati in causa, però, si dimostrano perfettamente sostituibili a vicenda, non essenziali.

L’ascolto delle tracce, dall’iniziale Motetus che si apre su campionamenti vocali utilizzati come supporto ritmico, alla finale Cannon reworked, un remix della traccia Cannon dove i suoni digitali ‘interferiscono’ a vari livelli con la melodia senza scomporla mimando i giochi zappiani di tension and release di un Dj Spooky (ma in assenza), mostrano grande gusto e raffinatezza nella scelta dei suoni, ma senza che nessuno di essi si fissi definitivamente nell’ascoltatore.

Ci fosse (ancora) l’ironia postmoderna dell’ipercinesi, o il gusto del gioco di certi geni ‘bambini’ (come pare non ne nascano più) che si approntano all’improvviso acrobati sul baratro senza rete di protezione, invece siamo di fronte a un discorso perfettamente coerente, senza nemmeno un inciampo, oliato ed elegante ma i cui elementi sono, per loro stessa ammissione, perfettamente sostituibili senza colpo ferire. Ne fossero consapevoli gli autori, ci potremmo trovare di fronte a un nuova, geniale, forma di shining. Invece. 

 







Track List

  • Motetus
  • Allsaintz
  • Yug
  • Mahler
  • DoD
  • Locust
  • Cannon
  • Luv
  • Shadowline
  • Motetus II
  • Lontano
  • Cannon reworked