Pope Killdragon<small></small>
Rock Internazionale • Alternative • alt-folk

Strand Of Oaks Pope Killdragon

2010 - eMusic Select

22/11/2010 di Andrea Valbonetti

#Strand Of Oaks#Rock Internazionale#Alternative #Alt-folk

We’re all alone here We’re all that’s left here So let’s stay here and be calm Pope Killdragon è il secondo album di Strand of oaks, nome dietro al quale si cela il cantautore americano Timothy Showalter. E’ stato pubblicato grazie all’iniziativa di emusic, sito concorrente di itunes, che attraverso il progetto emusic select propone ai propri iscritti album di artisti emergenti. Pope Killdragon, pubblicato nel 2010, segna un’evoluzione rispetto alle canzoni di Leave Ruin, che ci hanno fatto apprezzare l’abilità di songwriting di Timothy Showalter. Se il primo album, infatti, si caratterizza per un approccio molto folk con un suono caratterizzato da chitarra acustica e organo hammond, Pope Killdragon parte da questo approccio per rielaborarlo verso un suono maggiormente elettrico e ricco di sintetizzatori. Come spesso accade le esperienze di vita, specie quelle drammatiche, costituiscono un materiale grezzo che nelle mani degli artisti può venire distillato in opere catartiche e trasformato in una sorta di terapia per superare il dolore. Per Timothy Showalter l’esperienza drammatica che lo ha segnato è stata quella di vedere tutta la sua vita bruciata a causa dell’incendio della sua casa, decidendo di trasferirsi dall’Indiana alle zone ex minerarie della Pennsylvania per ricominciare da capo: nuovo lavoro, insegnante in una scuola, nuovo amore e due dischi in breve tempo. La sintesi di questa esperienza è il nucleo della poetica di Leave Ruin, album che riflette sul significato della perdita, raccontando storie di suore, lavoratori, personaggi soli che vengono ritratti dalla voce e dall’interpretazione intensa e sincera di Strand of oaks. Pope Killdragon, invece, arricchisce la capacità di raccontare con realismo gli sconfitti della provincia americana, affrontando i temi del disagio sociale, della disperazione, dello spaesamento attraverso una prospettiva fantastica. Ne escono così il ritratto di Dan Akroyd che, nella splendida Daniel’s Blues, cerca di trovare un modo per ripartire dopo la perdita di John Belushi, il racconto dell’incontro immaginato con John Kennedy in un hotel di Wilkes Barre affrontato nell’ipnotica Sterling, la storia di emarginazione del gigante Alex Kona nell’omonimo brano di matrice folk o la figura di due sposi, nella toccante Bonfire, che rimangono soli in un mondo desolato, ma protetti dalla forza del loro amore. Il paesaggio nel quale si muovono questi sopravvissuti sembra uscito da uno scenario apocalittico, post catastrofe come in The Road di Cormac McCarthy. Un’ambientazione che, rafforzata dalle atmosfere musicali, sembra la proiezione scenografica di sentimenti cupi e malinconici per la decadenza degli anni di crisi economica, politica e sociale che stiamo vivendo. Pope Killdragon quindi è un lavoro molto profondo che può essere ascoltato a più livelli: la forza melodica e l’interpretazione di Strand of oaks consentono di apprezzare fin dal primo ascolto le dieci tracce, soprattutto in questa stagione avviata verso il buio invernale. Scendendo più in profondità invece si può apprezzare anche il talento letterario e l’abilità di osservatore e ritrattista in versi musicali di Timothy Showalter. Le sue canzoni riescono, infatti, ad essere un barometro perfetto del profondo senso di spaesamento che colpisce chi si ferma a riflettere su dove porterà la frenetica corsa del mondo in cui stiamo vivendo.

Track List

  • West river
  • Kill Dragon
  • Sterling
  • Bonfire
  • Alex Kona
  • Giant´s despair
  • Daniel´s blues
  • Last to swim
  • Walking
  • Pope Killdragon