Steve Wynn And The Miracle 3 Northern Aggression
2011 - Blue Rose Records
#Steve Wynn And The Miracle 3#Americana#Other Americans #Rock
Per il mitico Steve Wynn il tempo passa relativamente, la sua musica continua a riecheggiare le sue radici seppur rivestita di colori e suoni più moderni. In questa avventura non siamo ai livelli sbalorditivi di Here Come the Miracle (2001) e l´approccio è differente anche da Tick...Tick...Tick...(2006, forse il lavoro che preferisco di quelli registrati con i Miracle 3), ma sono passati più di trent´anni dagli esordi di questo artista e in tutto questo tempo ha pubblicato almeno due o tre capolavori veri e propri, direi che non è da tutti.
Northern Aggression fa comunque la sua bella figura, contiene momenti entusiasmanti e riesce, sempre per via della formula Paisley Underground, a giocare bene con i generi fondendo psichedelia, rock, folk. Si sente Dylan, si sente Reed, tanto che le liriche, in alcuni momenti, diventano narrazioni e questa combinazione di cantautorato e potenza riesce alla perfezione in brani come We Don´t Talk About It oppure Ribbons And Chains. Se poi ci mettiamo dentro una spruzzata di TheDream Syndicate vengono fuori delle cose fantastiche come On The Mend che, insieme a The Death Of Donny B (il momento più delicato del disco), sono, a mio avviso, le perle di questo lavoro. Anche in questo capitolo c´è un bel gioco di chitarre diffuso nonostante che l´ effettistica, quella più strana, rispetto agli altri lavori rimane un po´ indietro, forse per dare più spazio alla funzionalità ritmica delle canzoni. Gli arrangiamenti comunque vanno a creare delle belle ambientazioni a tema, diverse nei toni, fino a far risultare piacevolmente poco canonico anche l´ordine dei brani.
Il lavoro merita sicuramente l´ ascolto, vince di tiro e fa risplendere ancora una volta il marchio di qualità di Steve Wynn e soci. Da prendere singolarmente cercando di non focalizzare l´attenzione sulla discografia di quest´artista, in modo da non doverlo sminuire.
Northern Aggression fa comunque la sua bella figura, contiene momenti entusiasmanti e riesce, sempre per via della formula Paisley Underground, a giocare bene con i generi fondendo psichedelia, rock, folk. Si sente Dylan, si sente Reed, tanto che le liriche, in alcuni momenti, diventano narrazioni e questa combinazione di cantautorato e potenza riesce alla perfezione in brani come We Don´t Talk About It oppure Ribbons And Chains. Se poi ci mettiamo dentro una spruzzata di TheDream Syndicate vengono fuori delle cose fantastiche come On The Mend che, insieme a The Death Of Donny B (il momento più delicato del disco), sono, a mio avviso, le perle di questo lavoro. Anche in questo capitolo c´è un bel gioco di chitarre diffuso nonostante che l´ effettistica, quella più strana, rispetto agli altri lavori rimane un po´ indietro, forse per dare più spazio alla funzionalità ritmica delle canzoni. Gli arrangiamenti comunque vanno a creare delle belle ambientazioni a tema, diverse nei toni, fino a far risultare piacevolmente poco canonico anche l´ordine dei brani.
Il lavoro merita sicuramente l´ ascolto, vince di tiro e fa risplendere ancora una volta il marchio di qualità di Steve Wynn e soci. Da prendere singolarmente cercando di non focalizzare l´attenzione sulla discografia di quest´artista, in modo da non doverlo sminuire.
