Steve Turner New wave punk asshole
2006 - Funhouse
“New wave punk asshole” è certamente un disco più frontale rispetto ai due precedenti lavori di questo chitarrista (Mudhoney, Monkeywrench, Fall-Outs, Thrown Ups). Già il titolo suggerisce un suono elettrico che va all’assalto in modo scoperto e fottutamente sincero di un periodo in bilico tra ’70 e ’80.
Accompagnato da Johnny Sangster (chitarra, farfisa, percussioni, vocals), Jim Sangster (basso) e Kevin Warner (batteria), Turner ha fatto un disco che è garage in ogni nota: dalla durata, soli trentaquattro minuti, alle canzoni, ovviamente brevi e dirette, fino ai suoni, sporchi e sguaiati, pronti a fare a pugni con qualunque tendenza e produzione in nome di un’ideale punk.
La differenza rispetto a “And his bad ideas” e “Searching for melody” c’è, ma non è così enorme come potrebbe sembrare. Le radici, blues e country, sono sempre presenti, ma trattate in modo più rude, con maggior forza, e l’approccio spartano con cui i pezzi vengono eseguiti non è mutato di una virgola.
Turner mira a cogliere l’essenza grezza delle canzoni, anzi più che coglierla la strappa , la sradica dal terreno e ve la offre così com’è. In questo modo continua a trapelare il blues dalla chitarra rauca di “Everyon’s an ex”, mentre il country viene ricacciato dentro gli amplificatori in più di un’occasione.
Ad uscire in modo preponderante è come si è detto un suono garage che deve molto del suo essere ad un’attitudine punk: basti l’attacco inequivocabile del primo pezzo (“No one gives a shit what you do / No one gives a shit what you think”).
Turner e i suoi procedono a colpi spietati, scagliandosi contro la vacuità dei tempi moderni (“Reject of the future”) o imbastendo un rito sessuale non proprio sano (“Sex date Saturday night”). Tra chitarre che fischiano e organi in odore di Doors, l’atmosfera si fa molto anni Sessanta e Turner non perde occasione per sfogare la sua amarezza: persino quando si concede qualche pseudo-ballata che sembra tirare in ballo la natura e la fine del mondo, lui non si preoccupa certo di suonare a modo.
Che girino ripetitive in modo per così dire immediato come in “Baby baby baby baby” o indolenzite come in “Oh, Paula”, le sue interpretazioni hanno sempre dietro un’incazzatura lucida e cosciente: gli bastano così pochi accordi e uno straccio di melodia per attaccarsi alla pelle come fa “I know you Scorpio” o scorticarla come facevano i Ramones.
Steve Turner sarà anche un conservatore, relegato in un angolo dai più, ma “New wave punk asshole” è uno schiaffo secco, dritto in faccia ai tanti finti rockers di oggi.