Sons And Daughters Mirror, Mirror
2011 - Domino Records
#Sons And Daughters#Rock Internazionale#Alternative #New Wave
I cieli plumbei e il grigiore della Scozia deve aver giocato un ruolo importate per il clima; e ancora una volta una “giovane” band inglese riscopre a ritroso i suoni della propria storia, ritornano all´oscurità, sceneggiata da ambientazione rock anglofone, in un clima inquietante, mietendo un suono essenziale ma influenzato da numerosi apporti elettronici, senza ricorrere all´utilizzo di tastiere sommarie tipiche della new wave. La band lascia il più possibile l’ascoltatore ad un richiamo allo stile ’80 e ad una forma canzone riflessiva: “Breacking Fun” sembra uno scritto postumo ritrovato in un file dell´81, rispolverato da una chitarra languida e vibrante, mentre “Silver Spell” sembra un´invocazione alla redenzione. Adele Bethel e Scott Paterson si alternano nei ruoli di cantanti ma Adele sembra trovare una certa quadra nella poesia onirica di Orion. Mirror, Mirror è pieno d buone idee, basti ascoltare la ritmica suggerita dai salpe, come la macchina da scrivere in Ink Free, o la pioggia di The Beach; così originali appaiono anche le sfumature miste tra ebm e kraut di Rose Red e Axed Actor. L’elettronica, i samples e i beat contrasto piacevolmente l’assetto rock o il semplicismo di certi approcci dark wave, sono sempre proposti senza utilizzare trucchi o artifizi ma con assoluta spontaneità.
Sembra che per le band scozzesi non è più tempo di divertirsi o di fondare tendenze modaiole, ora ci si scava dentro, si ritornano ad una certa parsimonia di idee, rilasciate senza mai fare il botto. In Mirror, Mirror il gioco di specchi non permette di ritrovare quel pezzo da farci innamorare, nonostante il disco abbia un fascino indiscusso e sia stato elaborato con gusto, equilibrio e ricerca, oltre che a dimostrare coraggio, manca di quel meccanismo che facilita l´ascolto, con il rischio, a volte, di annoiare.