Sonars Jack Rust and The Dragonfly IV
2015 - Dilruba Records
Forse se lo immaginano anche i Sonars, trio anglo-bergamasco che debutta discograficamente con questo Jack Rust And The Dragonfly IV, concept-EP dove i nostri raccontano dell’Odissea nello spazio di Jack Rust, immaginario astronauta americano che nel 1946 prende il volo dai lidi terrestri per poi perdere per l’appunto ogni contatto con il pianeta.
Musicalmente, sembra che i Sonars soffrano della sindrome di Benjamin Button: a dispetto delle loro giovanissime età, i tre sfornano un disco pieno di riferimenti stilistici precisi e ultra-accentuati, quasi da domandarsi se in realtà non sia davvero un disco dei Sixties; come in Flowers in Love, una schizofrenica jam dove i Beatles e i Pink Floyd si alternano come a voler rivendicare la paternità del brano, mentre inaspettatamente arrivano gli Oasis nella deliziosa Dragonfly IV, o ancora i migliori Beatles nella strumentale e conclusiva Dilruba. Il pezzo migliore infatti risulta l’iniziale Desert Moon, giocato quasi interamente sulle sonorità dolci delle tastiere, e il più “personale” di tutto il disco.
Ma se Jack Rust perde punti per la (mancata) personalità, i Sonars lasciano comunque ben sperare per il futuro, e li riacquistano per i meravigliosi suoni, l’uso saggio e studiato di ogni strumento (tastiere da sogno; batteria precisa, leggera e d’atmosfera), e soprattutto l’atmosfera generale del disco, che come promesso dall’intrigante concept si muove sempre tra sonorità ovattate e dolci, dove sembra di gravitare a mezz’aria, proprio come un astronauta solo, stonato e felice. Con buona pace del Maggiore Tom e della sua alienazione (della serie: sei nello spazio, divertiti!)