Electro Melodier<small></small>
Americana • Roots

Son Volt Electro Melodier

2021 - Transmit Sound/Thirty Tigers/Goodfellas

30/08/2021 di Pietro Cozzi

#Son Volt#Americana#Roots #John Horton #Son Volt #roots rock #Transmit Sound #Goodfellas

Contrariamente a quel che accade in politica, dove hanno spesso effetti deleteri, nel mondo del rock le scissioni fanno scaturire percorsi artistici paralleli ricchi di novità, capaci di moltiplicare interessi e passioni. Due è meglio di uno, almeno in un discreto numero di casi. Un esempio tra i più riusciti è quello degli Uncle Tupelo, la cui implosione ha generato, ormai quasi trent'anni anni fa (come passa il tempo...), i Son Volt di Jay Farrar e gli Wilko di Jeff Tweedy, regalandoci la possibilità di scegliere tra la sostanziale fedeltà all'alt country dei primi e il coraggioso sperimentalismo (oltre alla scrittura sicuramente di più alta caratura) dei secondi. Anche questo Electro Melodier sembra non smentire, almeno a un primo pigrissimo ascolto, le coordinate tradizionali in cui si muovono da ormai dieci dischi Farrar e soci, ma è soltanto un'impressione superficiale. Si potrebbe parlare di suono “carsico”, o nebuloso, in cui la voce abbastanza monocorde del leader contribuisce ad accentuare una certa uniformità di fondo, dai contorni indistinti e poco definiti, ma ammirando il paesaggio più da vicino le cose cambiano radicalmente. Il terreno rivela tutto il suo profilo accidentato, ricco di cavità e rilievi, compaiono i colori, più nitidi e variegati di quanto ci si potesse aspettare, e su tutto soffia un vento epico-romantico, seppure in chiave minore, che smentisce l'apparente veste dimessa.

Come tante altre uscite di questo periodo, anche Electro Melodier è figlio dello strano rallentamento delle nostre vite a cui ci ha costretto il Covid 19, confinandoci in un'innaturale sospensione delle attività “dal vivo” ma regalandoci un'eccezionale e forse irripetibile occasione di riflessione e interiorizzazione. E anche Farrar ne approfitta per una messa a fuoco del clima politico-sociale nel suo Paese, che si affianca a una ricognizione sullo stato delle sue relazioni più intime e personali. Il risultato è un disco che scricchiola piacevolmente come la pellicola di un vecchio film, tra ballatone romantiche, country impolverati a dovere e qualche inno rock di ottima presa. Alla prima categoria appartengono con pieno merito Arkey Blu, che scaturisce da un'accelerazione elettrica messa lì non a caso (la ritroveremo in coda), e Diamonds And Cigarettes, accompagnata dalla voce di Laura Cantrell. C'è di che ululare alla luna, o sdilinquirsi in eterne promesse d'amore.

A intorbidire la faccenda, se ce ne fosse bisogno, provvedono episodi come War On Misery, sfuocato blues desertico su cui soffiano le spazzole della batteria, e The Leeve On Down, dal piglio inconfondibile alla Woody Guthrie per stile interpretativo e tematiche (“that dead president sent women and children to die/just white man's greed for land/with no regard for Cherokee lives...”). Sono tutti pezzi di ottima scrittura, a cui si aggiungono l'energia rock di tracce che aspettano solo di ritrovare la dimensione live per esprimersi al meglio. Come The Globe, proposto in duplice versione, un classico giro di accordi che a un certo punto gioca addirittura con le bombastiche risonanze dei sintetizzatori. E come soprattutto Living In The Usa, l'anthem springsteeniano che rischia seriamente di finire in cima alle playlist riassuntive di fine anno. Il suono si semplifica, il ritmo si prende la scena, la musica si trascina dietro il testo, che nonostante tutto è ricco di speranza. Cuore, anima ed empatia riprenderanno un giorno a marciare insieme, e forse la musica può dare una mano.

 



 

Track List

  • Reverie
  • Arkey Blu
  • The Globe
  • Diamonds And Cigarettes
  • Lucky Ones
  • War On Misery
  • Living In The USA
  • Someday Is Now
  • Sweet Refrain
  • The Leeve On Down
  • These Are The Times
  • Rebetika
  • The Globe-Prelude
  • Like You

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