Charming Sounds<small></small>
Emergenti • Rock • indie rock, acoustic, folk-rock, indie pop

Sir Frankie Crisp Charming Sounds

2012 - IRMA Records

08/10/2012 di Michele Porcile

#Sir Frankie Crisp#Emergenti#Rock #Acoustic

I Sir Frankie Crisp nascono a Lecce come band tributo al mitico Beatle George Harrison e, dopo anni di esperienze live in giro per il mondo, decidono d’incidere materiale proprio da far uscire con l’album intitolato Charming Sounds. Questa espressione inglese può essere tradotta approssimativamente con le parole suoni cari, affascinanti, attraenti; quello che è certo di questo disco è la sua genesi: un atto d’amore cieco.

I Sir Frankie Crisp confezionano un lavoro di maniera con una cura del particolare quasi maniacale, quel tipo di suono che non lascia niente al caso, ma che in fondo assomiglia a un bricolage di materiali slegati fra loro, sorretti da una forte valenza evocativa.
Il risultato è un insieme di melodie nitide e dall’impeccabile ortografia, cui fa da contraltare un lento ma inesorabile dispiegarsi di trame anonime e svuotate da ogni vero contenuto. Accortezza formale per rappresentare un’estetica che parte dall’esito senza rinvenire il suo intento. Ne risulta alla fine un disco un po' pleonastico, che fonda le sue influenze questa volta sul duo più soft e intimista del quartetto di Liverpool (Paul McCartney e George Harrison), ma anche sulla scuola dei cantautori statunitensi (Tom Petty e Bob Dylan).

Traveling theme, se ci si sofferma un po’ più attentamente sugli arrangiamenti, ricorda di riflesso la gioia e la carica di certe hit degli Housemartins, band di culto degli anni ’80 inglesi. Where Everything Has Your Name evolve e rimbalza tra architetture melodiche un po’ “McCartneyane” e un po’ Oasis con il tipico incedere delle loro ballate infarcite di sessioni di archi in primo piano.

Tutto perfetto, tutto girato con meticolosa osservanza come nella migliore tradizione manierista, ma quello che mancano davvero sono le canzoni vere. La band si sforza progressivamente di lasciarsi andare a qualcosa di più personale e in Just a Matter of Love s’intravede com’era già successo in Traveling Theme una sorta di country-pop dinamico e dai colori vivaci, ma a dire il vero non troppo graffiante.
Con Heaven Inside si chiude il disco com’era iniziato con Mystic Maestro: un omaggio, perfettamente confezionato al grande George Harrison in cui la voce stessa ha una somiglianza impressionante. Un’interpretazione talmente studiata e riprodotta con mestiere da far pensare a qualche b-side scartata da un disco postumo del chitarrista di Liverpool.

E’ la differenza che passa tra il porno e l’eros: l’emozione e l’imprevedibilità rendono unica una musica. Per far ciò non bastano operazioni di gigantismo, fatte di prestazioni tanto perfette quanto noiose e indolenti. Recitare uno spartito a memoria, oltre ad essere innaturale è alquanto ingannevole, trattandosi di una mera deformazione della realtà, per quanto rigorosa. Per certi versi è pure sgradevole se la persona ha bisogno del piacere e non della forma.
Ogni storia è una storia a sé e se raccontata con trasporto, può risultare davvero attraente più di quanto si pensi; addirittura anche nel caso in cui non sia del tutto vera!  

Track List

  • Mystic Maestro
  • Beauties & Bad Things
  • Day by Day
  • Bold Enough
  • Traveling Theme
  • Where Everything Has Your Name
  • The Rhythm Of The Sun
  • Dirty Monday
  • Just A Matter Of Love
  • Heaven Inside