Silent Carnival<small></small>
Rock Internazionale • Alternative

Silent Carnival Silent Carnival

2014 - Viceversa Records / Old Bicycle

16/11/2014 di Andrea Carianni

#Silent Carnival#Rock Internazionale#Alternative #Noise #Post rock #Slowcore

L'etichetta Viceversa Records anche questa volta non manca di viziarci con lavori talmente potenti da disarmare anche l'ascoltatore meno sprovveduto. E i siciliani Silent Carnival di Marco Giambrone (Nazarin, Marlow), con un omonimo disco che vede Carlo Natoli alla produzione e molti altri amici in line-up, non deludono le aspettative colpendo decisamente nel segno, e facendolo così forte da abbattere ogni sorta di barriera tra l'ascoltatore e la loro musica.
Quello che si crea è un flusso emozionale a dir poco dinamitardo.

Sarà capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di imbattersi nella classica scena di un film in cui il candelotto di dinamite o la bomba ad orologeria esplode fragorosamente nelle vicinanze dell'eroe-senza-macchia-né-paura di turno. A questo segue solitamente l'altrettanto classica situazione di disorientamento in cui il protagonista, privato momentaneamente dell'udito, si muove barcamenandosi in un silenzio magico, irreale e a tratti mistico.

E' questo genere di silenzio ad ospitare la parata dei Silent Carnival, una processione di nudità e di riflessione che trova il suo punto di arrivo proprio proprio nel luogo da cui è partita, e da dove, silenziosamente, riprende il suo eterno ed etereo cammino.

Fantasmi, ombre, voci ed echi sono gli ospiti inattesi di questi dieci brani che paiono solo sussurrati, senza però perdere in potenza. Basti pensare all'ultima traccia del disco, Restless Love, che con lo scorrere dei secondi, scandita da lievi accenni strumentali, sembra schiudersi come un raro fiore notturno sul bordo di una strada poco trafficata ma densa di una vastità quasi impercettibile di suoni e rumori.

Gli esempi sarebbero infiniti per descrivere la delicatezza e la profondità con cui il tessuto sonoro viene adagiato dai Silent Carnival. Si intravede il post-rock, il noise e soprattutto lo slow-core dei Black Heart Procession e dei Red House Painters. Tutto questo, però, non viene blandamente riproposto, ma sembra piuttosto essere stato interiorizzato, assorbito e asciugato. Ogni nota, ogni corda pizzicata, ogni distorsione ed ogni progressione strumentale è ridotta all'osso, a quel tanto che basta per creare atmosfere rarefatte, dai contorni poco netti ma dalla sostanza quasi palpabile. L'ossessività e la matrice infernale di Existence, lo straordinario canto del sax in Crying Dance, la delicatezza di June; tutto è calibrato, misurato.

Silent Carnival è un disco che colpisce proprio dove non suona, in quegli stralci di silenzio sporcato dal rumore, nel chiaroscuro, negli accenni e nei sussurri, nel non-detto e nell'intravisto. E' una musica che ci aspetta dietro l'angolo, che sporge la testa per mostrarsi e che poi, nuovamente, scompare.

 

 

Track List

  • A Process
  • Carrying The Fire
  • Existence
  • June
  • Failure
  • Crying Dance
  • It`s Not Real
  • Gare Du Nord
  • Floating Point
  • Restless Love