Sidera Noctis From Lost Space
2011 - Autoprodotto
Nascono per volontà di Mauro Martello, accasato con questo progetto all’etichetta Luna Nera, diplomatosi nel 1981 al Conservatorio di Venezia in flauto traverso e specializzatosi in musica antica, rinascimentale e barocca, non senza aver esplorato le potenzialità del duduk armeno. Si dedica in proprio a diversi progetti come Aularp, di ispirazione celtica, che condivide con l’arpista e chitarrista Monica Bulgarelli, e partecipa a formazioni come Opus Avantra e Sinelimite con la cantante Donella Del Monaco, nipote del celebre tenore Mario.
Responsabile della riduzione teatrale de “La Masseria delle allodole” per cui cura le musiche di scena, e partecipe del progetto “Em/Pyre” di Elliott Sharp alla Biennale di Venezia del 2006, in questo nuovo progetto fonde insieme musica medievale, rinascimentale e celtica, con attitudine sottilmente ‘prog’ (ma come potrebbero esserlo molti dei nomi sopra citati, lontano quindi da qualsivoglia cliché) eseguita dallo stesso Martello assieme all’altro flauto Roberto Pusterla, alla voce, alla viola da gamba e alle percussioni di Antonella Bresolin e alle tastiere di Mariagrazia Onesto Finocchiaro.
Composizioni originali (Sidera Noctis, Celtic Blessing, Mizar, Keplero) si alternano a brani di repertorio (la ballata portoghese La Follia, già prediletto oggetto delle ricerche di Arcangelo Corelli, Antonio Vivaldi e Paolo Benedetto Bellinzani; l’irlandese Cooney’s Reel, la veneta Fare la Nana), costituendo un affascinante intreccio tra strumentazione acustica, con una attenzione alla timbrica dovuta tanto alla ricchezza strumentale (flauti dolci, traversi, duduk, whistles) che all’utilizzo di tastiere, e in un caso di una drum machine (la finale Keplero) che evitano sapientemente le tinte new age per arricchire, invece, le trame acustiche con un suono sottile e ricco di sfumature.
Si può tranquillamente parlare di feconde contaminazioni, dato che i Sidera Noctis si dimostrano tanto consapevoli nell’intrecciare diverse ispirazioni musicali all’interno di una stessa composizione, sia consapevoli delle stratificazioni già innestatesi nelle tradizioni qui riprese, lontano da ogni calligrafia.