Setak Alestalé
2021 - Cazzimma Dischi - distribuzione Believe Digital
Blusanza torna con Alestalé, lavoro arrivato nella cinquina delle Targhe Tenco come “Miglior album in dialetto”.
Un disco che ha aspettato oltre un anno per uscire, in quanto si decise “di soprassedere un attimo per capire che cosa stava succedendo”. Tuttavia, racconta Nicola che “nonostante il periodo disarmante che stiamo ancora vivendo, ho pensato che non avesse più senso aspettare. Non è facile vivere serenamente sapendo che hai un disco pronto da un anno nel cassetto, e il 13 maggio finalmente potrò farvelo ascoltare, sperando di poterlo presto suonare sui palchi di tutta Italia”.
Quasi un paradosso per un disco, scritto sempre con il fidato Fabrizio Cesare, il cui titolo significa, tradotto dal dialetto abruzzese “in fretta”. L’album è stato preceduto dal singolo Coramare (che vi abbiamo presentato in anteprima) con Francesco Di Bella e Fabrizio Bosso, il brano in cui il mix tra sonorità mediterranee e internazionali risulta particolarmente ben calibrato.
Collante tra tutti gli episodi è la voce calda di Setak e il suo cantato in dialetto abruzzese fuori dal canonico folklore. Se Blusanza rivolgeva maggiormente lo sguardo su un mondo per certi versi antico, Alestalé guarda in qualche modo agli accadimenti contemporanei. Quanda sj ‘fforte, con i suoi innesti di chitarra blues, pende di mira inutili e muscolari sfoggi di violenza che la cronaca spesso purtroppo porta alla nostra attenzione. Lu juste arvè (Il giusto torna), cantata con Mimmo Locasciulli, riesce a essere sia senza tempo che di oggi, di questo anno e mezzo così balzano: “ahuarde sti paure/ma quande pó durà/arcape li pinzìre/chi 'cchijù 'ssu ti pó purtà” (“guarda queste paure/ma quanto può durare? /scegli con cura i pensieri/che ti possono portare più in alto”).
Setak ha le carte in regola per regalarci grandi soddisfazioni in futuro. Chissà magari non solo in dialetto…
Nicola Pomponi in arte Setak, dopo l’esordio con Un disco che ha aspettato oltre un anno per uscire, in quanto si decise “di soprassedere un attimo per capire che cosa stava succedendo”. Tuttavia, racconta Nicola che “nonostante il periodo disarmante che stiamo ancora vivendo, ho pensato che non avesse più senso aspettare. Non è facile vivere serenamente sapendo che hai un disco pronto da un anno nel cassetto, e il 13 maggio finalmente potrò farvelo ascoltare, sperando di poterlo presto suonare sui palchi di tutta Italia”.
Quasi un paradosso per un disco, scritto sempre con il fidato Fabrizio Cesare, il cui titolo significa, tradotto dal dialetto abruzzese “in fretta”. L’album è stato preceduto dal singolo Coramare (che vi abbiamo presentato in anteprima) con Francesco Di Bella e Fabrizio Bosso, il brano in cui il mix tra sonorità mediterranee e internazionali risulta particolarmente ben calibrato.
Collante tra tutti gli episodi è la voce calda di Setak e il suo cantato in dialetto abruzzese fuori dal canonico folklore. Se Blusanza rivolgeva maggiormente lo sguardo su un mondo per certi versi antico, Alestalé guarda in qualche modo agli accadimenti contemporanei. Quanda sj ‘fforte, con i suoi innesti di chitarra blues, pende di mira inutili e muscolari sfoggi di violenza che la cronaca spesso purtroppo porta alla nostra attenzione. Lu juste arvè (Il giusto torna), cantata con Mimmo Locasciulli, riesce a essere sia senza tempo che di oggi, di questo anno e mezzo così balzano: “ahuarde sti paure/ma quande pó durà/arcape li pinzìre/chi 'cchijù 'ssu ti pó purtà” (“guarda queste paure/ma quanto può durare? /scegli con cura i pensieri/che ti possono portare più in alto”).
Setak ha le carte in regola per regalarci grandi soddisfazioni in futuro. Chissà magari non solo in dialetto…