Magic<small></small>
Americana • Songwriting

Sean Rowe Magic

2011 - Anti-Records

30/06/2011 di Paolo Ronchetti

#Sean Rowe#Americana#Songwriting

L’inizio è di quelli che richiama subito attenzione: una voce pastosa, grave e piena di sentimento. Il brano esprime ciò di cui parla “Surprise”. Cerco dei riferimenti per questa voce. Sullo sticker si parla di una voce rara che ti lascia cambiato per sempre come quelle di Al Green, Van Morrison e Gil Scott-Heron (morto tra l’altro in questo fine maggio nel momento in cui stava raccogliendo i frutti del suo lavoro dopo una vita tormentata): potrebbe essere! Il brano va avanti e sul cambio di accordi per il ritornello ecco apparire in tutto il suo splendore il primissimo Springsteen, quello di “Greetings...” intendo. Il brano colpisce ipnotico e teso pur nel suo incedere lento.

Registrato tra il 2008 e il 2009 in un edificio abbandonato vicino alla New York più rurale, Magic è un compendio di dolci e disperate canzoni che sanno di spazi aperti e passione come di morbidi accordi scritti su bottiglie di whisky ormai vuote.

Rowe, cantante intimo e chitarrista che sembra far respirare i brani di potente respiro naturale senza mai forzare il ritmo, ha una voce assolutamente unica che può lontanamente assomigliare a quella di un Greg Brown meno sgranata. Il secondo brano, Time To Think, è cantato con l’aiuto di Cara May Gorman, che compare anche in altre tre tracce del disco, e il sostegno di una voce femminile sembra fare bene al brano che assume un’aria un po’ “alla Cohen”. Quando al terzo brano la voce cavernosa apre l’ennesima ballad, ancora più scarna a livello ritmico e melodico, mi chiedo se il ragazzo e Troy Pohl, il produttore dell’album, sappiano cosa fare. Quarta traccia: parte Jonathan quasi con la sola voce, temo l’ennesima ballata ma improvvisamente la band parte elettrica e tirata, ma questo è R´n´R! Grazie! Il testo parla di un ragazzo morto in un incidente di macchina, rimango sorpreso in quanto la scansione ritmica lasciava intendere altro, gran coraggio assolutamente da premiare.

La voce di Rowe a volte forse è leggermente troppo insistita nel ricercare la sua rotondità ma regge benissimo i dieci brani del CD anche grazie a splendide intuizioni come l’andatura gospel di Old Black Dodge in cui si esibisce in un delicato e riuscito falsetto nel finale. La scrittura non ha mai cadute, anche se è forse troppo omogenea, ma si vede che questo è un album che raccoglie in modo molto consapevole il lavoro di anni. Un esordio veramente notevole e soprattutto una voce che potrà riservare piacevoli sorprese nel futuro.

Track List

  • Surprise
  • Time to think
  • Night
  • Johnatan
  • Old black Dodge
  • Wet
  • The walker
  • American
  • Wrong side of the bed
  • The long haul