Sean Rowe Magic
2011 - Anti-Records
Registrato tra il 2008 e il 2009 in un edificio abbandonato vicino alla New York più rurale, Magic è un compendio di dolci e disperate canzoni che sanno di spazi aperti e passione come di morbidi accordi scritti su bottiglie di whisky ormai vuote.
Rowe, cantante intimo e chitarrista che sembra far respirare i brani di potente respiro naturale senza mai forzare il ritmo, ha una voce assolutamente unica che può lontanamente assomigliare a quella di un Greg Brown meno sgranata. Il secondo brano, Time To Think, è cantato con l’aiuto di Cara May Gorman, che compare anche in altre tre tracce del disco, e il sostegno di una voce femminile sembra fare bene al brano che assume un’aria un po’ “alla Cohen”. Quando al terzo brano la voce cavernosa apre l’ennesima ballad, ancora più scarna a livello ritmico e melodico, mi chiedo se il ragazzo e Troy Pohl, il produttore dell’album, sappiano cosa fare. Quarta traccia: parte Jonathan quasi con la sola voce, temo l’ennesima ballata ma improvvisamente la band parte elettrica e tirata, ma questo è R´n´R! Grazie! Il testo parla di un ragazzo morto in un incidente di macchina, rimango sorpreso in quanto la scansione ritmica lasciava intendere altro, gran coraggio assolutamente da premiare.
La voce di Rowe a volte forse è leggermente troppo insistita nel ricercare la sua rotondità ma regge benissimo i dieci brani del CD anche grazie a splendide intuizioni come l’andatura gospel di Old Black Dodge in cui si esibisce in un delicato e riuscito falsetto nel finale. La scrittura non ha mai cadute, anche se è forse troppo omogenea, ma si vede che questo è un album che raccoglie in modo molto consapevole il lavoro di anni. Un esordio veramente notevole e soprattutto una voce che potrà riservare piacevoli sorprese nel futuro.