Santo Barbaro Geografia di un corpo
2014 - diNotte Records
Mettendo il disco nel lettore si viene attaccati da Lacrime di androide, e il primo pensiero e quello di aver sbagliato disco e aver messo un album dei Joy Division. Potenza new wave che tornerà a far capolino un altro paio di volte all'interno degli undici brani di cui è composto il disco (Corpo non menti, Ora il presente), ma che subito con Pavlov ci abbandona per lasciare posto a una lentezza, una cupezza di cui l'album è avvolto. Ritmi bassi, voce che ricorda sinistramente quella di Lindo Ferretti, e versi ripetuti all'inverosimile quasi fossero slogan da fissare in testa come fosse un mantra. Ma è con Cosmonauta che i Santo Barbaro rivelano le loro intenzioni, regalandoci una perla sospesa tra soffusa psichedelia e voglia di esplodere da un momento all'altro. E il disco avanza, quasi fosse un vecchio animale che si trascina pesante, ma colmo di saggezza. Uno di quelli che non puoi non apprezzare per la propria costanza.
Si tratta di un disco difficile sia nell'ascolto (di certo non siamo davanti a un album da sentire di sfuggita o per riempire il tempo), sia nella produzione, visto che comunque hanno riunito nove musicisti e semplice farli convivere non deve esser stato, ma è anche un disco che impatta, diretto. Già l'averlo registrato in presa diretta in soli tre giorni è segno di questa immediatezza. Ma è soprattutto un album che ti avvolge e difficilmente ti lascia andare. Un disco che ti si pianta in testa e non riesci a farlo andar via.