IVXVI<small></small>
Emergenti • Alternative • elettronica

Sacrobosco IVXVI

2023 - Trovarobato

17/06/2023 di Luca Di Pinto

#Sacrobosco#Emergenti#Alternative

Fa un po’ tutto da sé, Giacomo Giunchedi, musicista abruzzese di stanza a Bologna, in questa nuova fatica della sua creatura a nome SACROBOSCO. Compone, suona, registra e produce, trovando anche il tempo di curare il progetto grafico (corroborato dalla bellissima fotografia dell’artista romana Susana Ljuljanovic). Segno di un’indole creativa e coinvolta in una perenne ricerca della completezza artistica, nota essenziale che lo rende un vero artigiano del suono (come si vedrà più avanti).

IVXVI, la prima di due pubblicazioni per Trovarobato, disegna traiettorie soniche in un continuum fragoroso di distorsioni, voragini, saturazioni, soundscapes e talvolta anche di sample che fanno sussultare (il vocal di Beyoncè nel singolo di lancio Faint, la chitarra di Pharoah Sanders nell’incipit di Pearl).

A rubare la scena è senz’altro un’anima pulsante fatta di onde, filtri e circuitazioni analogiche. Talora alle prese con l’epifania percussivo-ipnotica di vibrafoni e glockenspiel nel grembo di morbidi battiti techno (Pearl, Aerials, On Four Walls, Hashimoto), come il Pantha Du Prince che gigioneggiava magnificamente su Rough Trade con The Bell Laboratory. In altre occasioni, invece, felicemente perduta nelle lande ispide al passaggio incrociato dei droni sperimentali di Cortini/Avery e di quei guizzi tanto avanguardistici da bussare alla porta di Ben Frost (Faint).

In tutto questo c’è anche spazio per episodici synths dai contorni smaccatamente trance, di natura aggressiva, ma attendista, volti a delineare paesaggi sospesi e instabilmente avvinghiati a un climax di alta tensione (Anytime). O, ancora, per interlude dilatate e a tratti dissonanti (Illish), un riuscito contraltare all’incedere claudicante di capricci in levare (On Four Walls, pure agghindata, in coda, dagli sfizi di una sghemba chitarra).

IVXVI vede poi approssimarsi il congedo per mezzo di una cavalcata lunga 15 minuti, lineare, crescente, mai serrata (Hashimoto).

L’intero processo è tale per cui una continua fluttuazione si dirada progressivamente fino a smorzarsi, a più intervalli, prima di ridestarsi con il buon uso degli attrezzi del mestiere.

Non mancano i momenti interlocutori (Cauto su tutti), qualche pausa e forse un po’ di ridondanza nell’intero impianto, che in qualche modo recitano anche loro la propria parte sugli effetti complessivi dell’opera.

Ci starebbe il guizzo in più, l’episodio o il passaggio che fanno balzare dalla sedia. Ma va dato atto a Giunchedi di aver creato, in definitiva, un lavoro che sta ben in piedi, coerente e artisticamente virtuoso. Un musicista da seguire con la massima attenzione. Tempo e conoscenza della materia son dalla sua. Il momento di osare maturerà, chè i fasti caleidoscopici arriveranno, quelli sì per spellarsi le mani.
 

Track List

  • Pearl
  • Anytime
  • Illish
  • On Four Walls
  • Aerials
  • Cauto
  • Faint
  • Hashimoto