Ryan Bingham TOMORROWLAND
2012 - AXSTER BINGHAM RECORDS
Lungi da me ricercare nella musica contaminazioni varie e miscellanea di generi a tutti i costi ma il nostro sembra per tutti i 65 minuti del lavoro un po’ solo, con una voce priva di emozione che cerca di dominare ogni canzone.
Nei dischi precedenti, forse grazie alle produzioni di Marc Ford e T-Bone Burnett , avevamo sì della canzoni talvolta troppo tristi e lente ma dove potevi lasciarti andare alle fluttuazioni melodiche di ballate country-rock intense, quasi catartiche che stavano proiettando il texano nell’orbita dei grandi della country music soprattutto dopo l’ottenimento dell’Oscar nel 2010 con The Weary Kind tratto dalla colonna sonora del bellissimo Crazy Heart.
Tomorrowland è invece molto più elettrico, un lavoro di protesta dove le sofferenze economiche e l’abbandono dai grandi ideali dei giorni nostri la fanno da padrone nei testi ma dove forse non c’è una canzone che spicca sulle altre. Forse solo Western Shore e No Help from God ricalcando il vecchio sound che l’ha reso famoso sono degne di nota insieme a Flowers Bomb una bella declamazione cantautoriale da menestrello , altre come Guess Who’s Knocking e Rising of the Ghetto risentono di influenze importanti come gli White Stripes e i Pearl Jam acustici ma sembra quasi che ci si attacchi a qualcosa che non si ha nelle proprie corde vocali per cercare di fare qualcosa di diverso a tutti i costi.
Il finale con Never Far Behind, The Road I’m on e Neverending Show sembra quasi buttato lì perché non si sapeve come terminare il disco, tre ballate leggere un po’ commerciali, con qualche assolo qua e là, poca creatività sicuramente ma che magari possono risultare interessanti suonate dal vivo.
La sensazione è che questo suo nuovo passaggio musicale non soddisfi i suoi vecchi fan, magari troverà proseliti negli amanti di un rock più semplice e diretto ma il suo disco migliore probabilmente deve ancora venire.