Riddle Riddle
2005 - La Matricula/Venus
L´iniziale motivetto easy di “Ritual”, il finale decretato dal variegato muro sonoro di “Bombay” sono due modi inversamente proporzionali per fare uno screening generale del gruppo e intendere la musica di questo esordio discografico.
Dentro le fenditure, lasciate appositamente tra una struttura geometrica e l´altra, ritroviamo accenni alla ritmica dub, al “fresco” jazz, al pop, al rock e così via. L´esperienza che i Riddle fanno della composizione elettronica è un elemento primario nella loro musica, adatto alla costruzione di riuscite colonne sonore, ricchi di samples cinematografici che si susseguono tra un brano e l´altro: ci vogliono pochi istanti per farsi guidare all´interno di diverse ambientazioni fino ad orientiarvisi a meraviglia anche da soli. La sensazione è quella di entrare in stanze (sonore) attorniate da pareti bianche sulle quali vengono proiettate immagini tratte da film d´autore: il caso di “Fumihito´s Birthday” è un viaggio fugace e divertente verso l´estremo oriente, mentre in “Rain Forest” viene ricreato l´ambiente della foresta, meraviglioso e ricco di tensione.
Diverso invece quando si viene investiti dalle cavalcate progressive, come in “...Too Late!” e “Dirty Business”, nella quale non mancano aperture al virtuosismo quasi sempre spezzato da alchimie strumentali accattivanti e quindi più inclini al pop che al prog: l´attitudine pop vine esaltata nel vero singolo del disco ovvero la bellissima “Quite Promenade”.
Il gruppo mira quasi sempre a creare un climax diverso dall´altro, nel disco non vige un filo conduttore unico, le coordinate musicali sono sempre lontano tra loro. Nonostante questo disordine apparente il metodo progettuale dei brani è sempre lo stesso: quanto basta per una valutazione positiva circa questo “nuovo” modo di intendere la musica che presto potrebbe influenzare qualche “nuova” tendenza di casa nostra.