Riddle<small></small>
• Italiana, Progressive

Riddle Riddle

2005 - La Matricula/Venus

10/08/2005 di Vito Sartor

#Riddle #Italiana #Progressive

Questo disco è un po diverso da quello che ce lo aspettavamo: i Riddle si presentavano come gruppo post-prog-rock strumentale, definizione che già ci fa storcere il naso e pensare ad una formula ammiccante per catturare l´attenzione di un pubblico non troppo abituato ad inoltrarsi nei territori della musica strumentale. Invece la band dimostra di avere grande scioltezza nell´uso degli strumenti: nonostante alcuni brani affondano radici nel progressive di matrice italiana anni 70, la sovrapposizione di diversi giochi sonori ci ha portati da subito ad affrontare un ascolto appassionato e piacevole.
L´iniziale motivetto easy di “Ritual”, il finale decretato dal variegato muro sonoro di “Bombay” sono due modi inversamente proporzionali per fare uno screening generale del gruppo e intendere la musica di questo esordio discografico.
Dentro le fenditure, lasciate appositamente tra una struttura geometrica e l´altra, ritroviamo accenni alla ritmica dub, al “fresco” jazz, al pop, al rock e così via. L´esperienza che i Riddle fanno della composizione elettronica è un elemento primario nella loro musica, adatto alla costruzione di riuscite colonne sonore, ricchi di samples cinematografici che si susseguono tra un brano e l´altro: ci vogliono pochi istanti per farsi guidare all´interno di diverse ambientazioni fino ad orientiarvisi a meraviglia anche da soli. La sensazione è quella di entrare in stanze (sonore) attorniate da pareti bianche sulle quali vengono proiettate immagini tratte da film d´autore: il caso di “Fumihito´s Birthday” è un viaggio fugace e divertente verso l´estremo oriente, mentre in “Rain Forest” viene ricreato l´ambiente della foresta, meraviglioso e ricco di tensione.
Diverso invece quando si viene investiti dalle cavalcate progressive, come in “...Too Late!” e “Dirty Business”, nella quale non mancano aperture al virtuosismo quasi sempre spezzato da alchimie strumentali accattivanti e quindi più inclini al pop che al prog: l´attitudine pop vine esaltata nel vero singolo del disco ovvero la bellissima “Quite Promenade”.
Il gruppo mira quasi sempre a creare un climax diverso dall´altro, nel disco non vige un filo conduttore unico, le coordinate musicali sono sempre lontano tra loro. Nonostante questo disordine apparente il metodo progettuale dei brani è sempre lo stesso: quanto basta per una valutazione positiva circa questo “nuovo” modo di intendere la musica che presto potrebbe influenzare qualche “nuova” tendenza di casa nostra.

Track List

  • Opening|
  • Ritual|
  • What happens in that lab|
  • ... too late!|
  • Fumihito´s birthday|
  • Rain forest|
  • Quiet promenade|
  • Dirty businness|
  • The children and the sea of memories|
  • Vladimir von Orlok/...is awake!|
  • Bombay