Renaud Garcìa-fons Méditerranées
2011 - enja
Mediterranées è l’ennesimo progetto del contrabbassista francese di origini catalane dedicato al mediterraneo ma se nel precedente Arcoluz il tema era quello di una esposizione intima di un repertorio che aveva casa soprattutto in terra iberica, in questo cd il pensiero e la musica abbracciano il mediterraneo tutto. Contrabbasso, tamburo, oud, liuto barocco, tar bouzouki, fisarmonica, chitarra flamenca e decine di altri strumenti sono usati per decorare questi quadri sonori vividi e fortemente descrittivi. Ogni brano sembra avere una sua chiara origine ispirativa come documentato in maniera più che esaustiva nel bel libretto. La suggestiva apertura Aljamiado ha il nome della lingua romana parlata dagli andalusi nel periodo della colonizzazione araba in cui era anche trascritta in caratteri arabi.
Musicalmente basso e percussione disegnano uno sfondo su cui chitarre, violini, liuti e fisarmonica dettagliano poi un tema in più parti arioso e solare in cui arpeggi chitarristici rimandano, a volte, a suoni di Kora. Luces de Lorca ha lente atmosfere gitane rese ancora più affascinanti dall’uso dei flauti e da inquietanti scansioni ritmiche date dal basso. Peccato che le parti centrali di chitarra siano un po’ più scontate. Fortaleza è un riuscito flamenco scuro e guerriero cui fa da contrasto la successiva Los Segretos cantato da Solea Garcia-Fons in cui una melodia arcaica sorregge un testo di mistica spiritualità sui segreti della bellezza dell’anima. Siamo poi nelle Ramblas più frenetiche e subito dopo ci struggiamo di un amore impossibile da consolare per la Demoselle de Céret. Non mancano i ricordi per i 100.000 repubblicani spagnoli morti durante la ritirata del 1939 attraverso il solo suono di contrabbasso con in lontananza dei riverberi inquietanti. Poi gli omaggi a Fellini, Morricone e, più che all’Italia, a Roma e al suo cinema. Si passa poi in Grecia con i suoi miti di Ulisse, nella Dalmazia di Srebrenica, fino al Bosforo e al Sinai (con un bellissimo contrabbasso solo) e ancora al Medio Oriente in cui finalmente perdersi nella speranza di un mondo migliore. In queste tappe i suoni diventano spesso bozzetti, ironiche citazioni da Ravel o dal Concerto De Aranjuez, scambi in tempi dispari o in 10/4, bouzouki che dialogano con fisarmoniche e chitarre con clarinetti bassi.
Certo ascoltato con attenzione la calligrafia ha un senso profondo ma anche un ascolto distratto potrà lasciare comunque un senso di viaggio non solo esteriore.