Ramin Bahrami e Danilo Rea Bach is in the air
2017 - Decca
Meno immediato il concetto d’improvvisazione legato alla grande musica. Il che non vuol dire assente. All’epoca di Johann Sebastian Bach (1685-1750) la cosiddetta “fioritura con la mano destra” era prassi comune e permetteva di uscire dalla rigida composizione della partitura inserendo elementi non scritti ma facenti ugualmente parte del discorso stilistico di uno specifico autore.
Ramin Bahrami, una vita dedicata al Kantor, si è preso un compagno di viaggio con quattro quarti di nobiltà musicale, Danilo Rea, e insieme hanno dato alle stampe questo bellissimo Bach is in the air, registrazione che nel rispetto della cantabilità di Bach aggiunge una nuova sonorità alle undici perle del disco consegnate alla Storia, fornendo al contempo un nuovo approccio d’ascolto.
Due pianoforti per un viaggio nella freschezza della musica bachiana. Il giovane Maestro iraniano dispiega il tessuto sonoro di Bach e, accanto, Rea inventa un linguaggio contrappuntistico con delicate improvvisazioni che fanno di momenti come la celeberrima Aria dalle Variazioni Goldberg o della non meno conosciuta Aria sulla IV corda composizioni addirittura “arricchite”, sempre che il participio virgolettato non suoni come un’offesa alla memoria del genio di Lipsia e ai suoi infiniti ammiratori.
Compositore di una chiarezza espressiva assoluta, Bach ebbe come pistoni del suo motore il rigore formale e l’improvvisazione, la fantasia e la razionalità e tanto la sua ricerca sperimentale nei timbri quanto i virtuosismi esecutivi non potevano svilupparsi su irrigiditi canali della scrittura. Facendo propria la base storica di partenza il duo Bahrami-Rea procede mantenendo l’unità strutturale di ogni parte, evita di prendere il sopravvento coi propri moduli stilistici e ci riconsegna intonso il prezioso senso di coralità delle pagine bachiane scelte che ci fa capire una volta di più quanto duttile e versatile fosse il “grande artigiano” tedesco. Di tutto ciò l’ascolto del magnifico Preludio in Si minore, BWV 855A è forse la sintesi migliore. Due pianisti al “servizio di” (della musica, di Bach, del jazz, di un pubblico più giovane più sensibile a una proposta così innovativa…), due musicisti che dimenticano il proprio nome e si fanno interpreti di una sensibilità creativa sconfinata nella sua bellezza e nei suoi colori.
A corredo di questo intreccio comunicativo intersecolare, ecco il titolo dell’album che, proprio dalle parole di Bahrami in sede di presentazione, non rimanda tanto al nome delle pagine più note di Bach (air), quanto a una memoria pop del pianista, una sorta di dichiarazione verso la propria giovinezza perduta. «Il titolo – spiega infatti Bahrami – viene da una canzone di John Paul Young, Love is in the air, che ho amato molto da giovane. Un pezzo che parla in maniera ritmica dell’amore e del sole. E noi ne abbiamo tanto bisogno, visto il momento di barbarie culturale e civile che stiamo vivendo.»