Pippo Pollina Bar casablanca
2005 - STORIE DI NOTE
Nonostante tutto questo, capita raramente di trovarlo nominato tra i cantautori italiani, quasi che la considerazione nei suoi confronti sia sminuita dall’aver scelto l’estero. Come nel caso di alcuni calciatori di talento, si pensi a Gianfranco Zola per esempio, la musica di Pollina sta però tornando alla ribalta disco dopo disco o, mantenendo il paragone col mondo del calcio, goal dopo goal.
Ancora gli mancava una vittoria di quelle pesanti e “Bar Casablanca” sicuramente lo è: concepito inizialmente come un disco dal vivo, l’album non ha raggiunto una qualità di suono e d’esecuzione sufficienti e si è trasformato in una raccolta di inediti in studio, come ammesso dallo stesso autore.
Nemmeno i fans di Pollina avranno però da dispiacersi, perchè “Bar Casablanca” non ha nulla da invidiare ad un live: registrato al Piccolo Auditorium della Storie di Note, il disco ha un suono che valorizza i singoli strumenti, come se questi fossero stati colti a suonare nel silenzio di in un teatro vuoto.
Pollina offre prove di grande autoralità, carezzando la canzone d’autore e la musica leggera italiana: le prime cinque canzoni sono una serie di perle, ognuna col suo colore, da uno struggere strumentale ad uno swing delicato e leggero. Ne “La ballata della moda” poi dà il meglio di sé sfoggiando un’interpretazione ironica e drammatica d’altri tempi: è la voce di un cantautore errante, che attraversa luoghi e storie e si fa a sua volta attraversare dalla loro leggera brezza.
Fondamentali sono la fisarmonica di Antonello Messina e soprattutto i sax e clarinetti di Javier Girotto nel dare un fiato ad ogni canzone.
Dalla Svezia all’Argentina, da Vancouver a Parigi, da Montevideo alla provincia italiana, il disco è un crocevia di andate e ritorni, di modi di cantare e di raccontare filtrati da un unico sguardo. Pezzi come “Il cameriere del Principato” e “Passaggio a Pècs” mantengono viva la lezione del cantautorato italiano: ogni traccia scorre senza che ci si accorga della durata e della quantità dei brani, portandosi dentro un’esperienza che non va misurata, ma comunicata.
Il disco si conclude poi con due piccoli casi: “Versi per la libertà”, cantata quasi a cappella, con la voce di Pollina che si alza coraggiosa sopra l’ingiustizia, e “Semiseria proposta di matrimonio”, che è un saluto, un inchino al pubblico, questo sì davvero dal vivo.
Insomma, è proprio il caso di dirlo: ora Pippo Pollina è tornato alla grande.