Pietro Lomuscio Espressioni di un`Immagine
2016 - Philology Records / IRD
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Da questa ispirazione è nato un nuovo progetto, in solo piano, Espressioni di un’Immagine (Philology/ IRD), un disco composto da alcune brevi cover di Piazzolla, da una serie di pezzi composti da Lomuscio (più lunghi e virtuosi) e da uno standard jazz di Coltrane. Come già si intuisce dal titolo, Lomuscio riprende ed esprime a suo modo l’immagine del musicista argentino nelle sue fasi più ambiziose e creative, basandosi su “concetti estrapolati da Piazzolla e poi rielaborati secondo la mia personale idea di musica”.
Sei mesi di lavoro, dove l’ispirazione primaria si integra alle sue passioni recenti, meno improntate sul jazz e maggiormente collegate alla musica contemporanea di Schönberg e Bartok, tra i tanti. Il disco è stato prodotto (egregiamente) e realizzato ai Sorriso Studios (Bari) di Tommy Cavalieri, nelle note di copertina c’è una bella introduzione del grande contrabbassista jazz Bruno Tommaso.
L’apertura del disco, Bill, sembra portare con sé, rispetto al resto, stilemi jazz più marcati, i brillanti colori del pezzo variano continuamente, si scontrano e si integrano per quasi sette minuti un po’ come nell’estrosa copertina, certamente sviluppata non in modo casuale. Dopo il breve incanto di Paisaje , Il Rosso e il Giallo è già puro impeto compositivo, aumenta di intensità e di frequenze, pezzo cruciale, 12 minuti di melodie e improvvisazioni chiaramente ispirate al tango argentino, ma a dominare è la passionalità , la “presenza” fisica delle note, un vigore tutto latino che sembra unire idealmente Puglia e Argentina, sospeso tra tensione e incanto, veemente urgenza emotiva e creativa.
Nel Cuore Del Prato continua il suo jazz improvvisato e multiforme, in certi casi epilettico, in altri quasi schizofrenico, ma sempre collegato alla splendente dimensione/tradizione tangheggiante del maestro Piazzolla. Pastoral, Toccata e Titeres sono brevi rivisitazioni ma lasciano comunque nell'animo qualcosa di indefinibile. Ataccot è Il pezzo più ardito e “sconnesso” del disco, quasi dieci minuti che mantengono quel senso di profondità e mistero, per una dimensione astratta che sembra pian piano rivelarsi, prendere forma.
Un pianismo a cuore aperto quello di Pietro Lomuscio, molto emozionale, urgente, palpitante, inquieto, quasi percussivo, tutto sorretto in modo granitico da una maestria tecnica altamente espressiva, ben lontana dai territori nefasti dell’autocompiacimento.
Il pezzo finale abbandona tutto per calarsi nel jazz più classico, ovvero nella coltraniana Giant Steps, ma anche qui, mantenendo certi giochi di ritmo, lo stile cadenzato e pulsante del pianista è ampiamente riconoscibile; per questo motivo ne risulta cover singolare, integrata e seducente.
L’ascolto ripetuto di Espressioni di un’Immagine riesce a meravigliare, c’è molta bellezza in questo disco jazz perché c’è la forza tangibile di un linguaggio personale e la presenza costante di un’anima vibrante che ci lega, ci attrae e ci scalda incessantemente.
Purtroppo la realtà odierna del jazz in Italia non aiuta molto, c’è poca conoscenza e diffusione culturale, titoli come questo meriterebbero ben altra visibilità.
Per gli appassionati di piano jazz solista un disco davvero sorprendente, oserei dire imperdibile.