Lo Scuro Informe<small></small>
Jazz Blues Black • Impro • Avant elettronico

Phree Angles Lo Scuro Informe

2020 - Music Center

19/05/2020 di Vittorio Formenti

#Phree Angles#Jazz Blues Black#Impro

Phree Angles é un trio composto da Luca Calabrese (tromba, loop, elettronica), Gabriele Orsi (chitarra, loop, elettronica) e Cristiano Vailati (batteria, percussioni). Ciascuno dei tre merita qualche cenno che aiuterà a comprendere lo spirito del lavoro in questione.

Luca ha collaborato con jazzisti del calibro di Roswell Rudd e Cecil Taylor ma anche con artisti prog e art-rock quali Peter Hammill, Richard Barbieri (fondatore dei Japan), Steve Hogarth (voce dei Marillion) e gli Isildurs Bane; spettro "sonico" e sensibilità estetiche molto ampie.
Gabriele ha guidato il progetto C.O.D., già ospitato in testata per lavori precedenti quali il bellissimo Odd Original Songs (2012) ad alto potenziale "alternativo", tutto basato su linguaggio a frasi brevi, spezzate per un mood tipicamente undergorund.
Cristiano vanta già precedenti collaborazioni con Orsi (in Mondi Paralleli- 2013) evidenziandosi con uguale confidenza tra batteria di matrice jazz e percussioni a tinte avant-world.

Mix potenzialmente, e anche effettivamente, fertile per lo sviluppo di proposte "diverse" che un critico storico come Piero Scaruffi rubricherebbe certamente all'interno della musica di avanguardia virata all'elettronica, alla pan-etnica e al jazz più obliquo.
Chi scrive concorderebbe in buona misura allentando l'accento sulla dimensione world, in parte evocata da alcuni lacerti di percussioni, e enfatizzando maggiormente la componente elettronica (specie per il sapiente uso dei loop) e vagamente psichedelica. Il tutto solidamente cementato da una tecnica ineccepibile, maturata nelle scuole del jazz, e da un'apertura a sensibilità raccolte nei sentieri del rock alternativo.
Pillole di Jon Hassell, di Terry Riley, di un certo rock elettronico teutonico compongono un vocabolario molto ricco a dispetto dell'apparente scheletricità dei singoli brani, ciascuno intitolato con approccio simbolista e metaforico (scorrere la scaletta per dettagli).

Chi ha avuto confidenza con la musica da non consumare degli anni '70 ma anche chi é cresciuto con le iperboli del post-rock e del jazz / rock degli anni '90  troverà in questo disco numerosi stimoli sollecitati da ricordi arricchiti da un piglio indubbiamente moderno. Non si tratta di un amarcord ma di una creazione attuale; nessun cenno nostalgico ma freschezza dei giorni nostri emergente anche grazie alla sensazione che gli artisti si siano divertiti dialogando tra di loro.

L'interplay é forse la dimensione principale che richiama le regole base del jazz a fattor comune del trio. In realtà si ascoltano impasti più che intrecci, voci parallele più che staffette, con la sensazione che a recitare la parte sia un solo organismo e non una pluralità di voci.
Le dimensioni classiche di ritmo, armonia e melodia sfumano in espressioni strumentali più evocative che affidano al suono scolpito (o ai suoni) la narrazione, articolata su strutture aperte e talvolta sfuggenti. L'interessante é che raramente l'effetto é di tipo astratto, cioé senza un soggetto descritto o narrato; l'impressione é che i musicisti abbiano chiara l'idea che propongono più alla guisa del primo Kandinskij che non del più "sfuggente" Rothko.

Tutti i brani risultano ugualmente rappresentativi di quanto sopra esposto e quindi se ne sceglie uno giusto per puntualizzare qualche dettaglio.

Danza delle Fiamme inizia con percussioni astrattamente world e una trama spezzata di chitarra su di un tappeto elettronico quasi "acido". L'ingresso della batteria é mantenuto sui piatti con conseguente effetto sparso ed evocativo che dà il via a un fraseggio, quasi sussurrato, di brevissime frasi velatamente psichedeliche che ben rappresentano l'immagine suggerita dal titolo. La tromba tesa in note lunghe fa il resto, aggiungendosi in modo organico alle voci dei partners con un quid quasi rituale. L'effetto é quello di una danza tribale attorno appunto ad un fuoco i cui movimenti diventano il baricentro del tutto.

Un disco in cui i parametri tradizionali di composizione risultano poco applicabili a favore di una comunicazione quasi pittorica. Il problema é che il rischio di restare poco conosciuto é alto, mentre invece ben altro destino sarebbe meritato. Per minimizzare questo rischio ci permettiamo di consigliarne convintamente l'ascolto, certi che l'esperienza risulterà positiva......Non si scada nel timore di affrontare un lavoro ostico e difficile, assicuriamo che si tratta esattamente del contrario.

Track List

  • Filo di Fumo
  • Danza Delle Fiamme
  • Voce Nascosta
  • Gatto a Rotelle
  • Infinito Flessibile
  • Angolo Bianco
  • Lo Scuro Informe