Pensiero Nomade Ultime Foglie
2024 - Filibusta Records
Salvo Lazzara (HarpOud, basso, chitarra elettrica, touch guitar, soundscapes), Davide Guidoni (batteria, percussioni), Edmondo Romano (flauto basso, duduk, fluier, chalumeau, clarinetto, low whistle) e Giorgio Finetti (violino) danno vita a Pensiero Nomade, un progetto dalle molteplici risonanze soniche. Si va dal Mediterraneo al Medio Oriente, da un certo rock quasi psichedelico al jazz contemporaneo; il tutto per un tragitto in cui la ricerca dei timbri si fonde con quella ritmica, evocando linguaggi multipli che non si limitano al meticciato, ma si estendono alla creazione di una visione propria.
I richiami possono essere numerosi e, a tratti, estemporanei in funzione degli ascolti che si hanno alle spalle. Aktuala in versione meno freak, Third Ear Band con inflessioni meno acide, Peter Gabriel, Anhouar Brahem e Dhafer Youssef (ottimo esempio di fusione tra Africa, Nord Europa e New York).
Il lavoro è frutto quindi di un’eredità caleidoscopica nella quale risalta l’utilizzo dell’Oud, con la conseguente produzione di sensazioni antiche, arabe e mesopotamiche, con però una vicinanza anche alle successive derive rinascimentali europee.
L’onda lunga della storia non si limita tuttavia a evocazioni antologiche, anche perché i brani sono tutti di edizione originale e non riprendono alcun traditional.
L’impressione è quella di una narrazione ben marcata anche dai titoli della scaletta, che, pur nella loro essenzialità, rendono con chiarezza le idee che si manifestano in una poetica esistenzialista. A tratti si ricorda l’ALP Trio, già ospite in testata con quell’originalissimo Controra (2022) del quale si recupera l’uso degli strumenti, sapientemente trasversale, mai specialistico o solistico; lo scopo è quello di evocare atmosfere, impressioni e concetti con tessiture flessibili, tenui, leggere e sostanzialmente orizzontali.
In questo caso però l’ascoltatore non intraprende un viaggio statico, ma si immerge in un “volo disperato” (vedasi la breve poesia esposta nella copertina del disco), ben rappresentato in Le regole del vento; grazie all’incisività esotica del violino ed alla corposità delle percussioni qui, più che calore, viene in mente la locuzione biblica Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris (Ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai).
Non prevale tuttavia l’aspetto minatorio del richiamo, bensì l’oggettiva constatazione del tempo che trascorre e che riporta tutto alla terra; regola di vita che non ne nega il senso ma ne circostanzia i limiti delle ambizioni e degli sforzi.
È in questo profondo messaggio di umanità che risiede la cifra principale del lavoro, sostenuta da una forza strumentale funzionale a sublimare i limiti dei singoli nella ricchezza della coralità (Passava un angelo è emblematica al riguardo).
Un lavoro decisamente affascinante, teso, profondo, evocativo ben al di là della semplice grammatica musicale. Da assimilare oltre che da ascoltare.