Penguin Cafe Rain Before Seven...
2023 - Erased Tapes
Sin dalla fondazione della Penguin Cafe Orchestra da parte di Simon Jeffes nei primi anni '70, è stato chiaro che il progetto si sarebbe spinto aldilà dei tempi cronologici, e questo è stato ancor più chiaro dopo la morte prematura di Jeffes, all'età di soli 48 anni nel 1997; infatti, diversi anni dopo, suo figlio Arthur ha concepito, insieme a sua madre, Emily Young, il nuovo Penguin Cafe, in una linea di continuità e insieme donandole una cifra originale.
Il nuovo disco Rain Before Seven… è il quinto album dal 2009, e contiene tutti brani scritti da Jeffes, o insieme al direttore musicale e arrangiatore degli archi Oli Langford, che suona anche il violino, portando la propria esperienza in campo di colonne sonore, mentre il violoncello è affidato a Rebecca Waterworth, il contrabbasso ad Andy Waterworth, e le percussioni ad Avvon Chambers. L'italiano Alessandro Stefana, chitarrista anche per Vinicio Capossela, dona invece il proprio inconfondibile tocco su lap steel e paesaggi sonori. Lo stesso Jeffes suona, come al solito, una moltitudine di strumenti, tra cui pianoforte, melodica, ukulele, synth e persino balafon (uno xilofono proveniente dall'Africa occidentale, che crea una cupa risonanza di zucca), dulcitone e cuatro (uno strumento a corda sudamericano ideato dalla chitarra spagnola).
Il risultato è un'atmosfera poliedrica, a tratti cinematografica (In Re Budd, con le suggestioni messicane, oppure l'iniziale Welcome to London, con le percussioni che dialogano con gli archi, come a costituire i titoli di testa di un film musicale solo da ascoltare - e immaginare), altre volte più raccolta e riflessiva (Second Variety), per un viaggio emotivo, nel solco tracciato dall'autorevole padre.
Disco positivo, che invita alla riflessione e insieme al movimento, come se per Jeffes non bastasse meditare, ma questo costituisse la premessa necessaria per un'altrettanto necessaria reazione: per esempio, il brano Lamborghini 754 è ispirato al trattore ormai quarantenne della madre, e sembra tracciare un percorso: l'inizio dolce lascia il posto a un ritmo pulsante, come se, dopo il riposo, fosse importante risvegliarsi e riprendere il cammino con nuove energie. Così accade per altre tracce, come Goldfinch Yodel, dall'incedere efficace e vagamente folk, che chiude il disco con più di una nota di speranza.
Anche il titolo del disco ha un significato pregnante. Viene da un vecchio proverbio meteorologico: "Pioggia prima delle sette, bello prima delle undici", a volte applicato ad altre situazioni in cui si spera che le cose migliorino dopo una brutta partenza. E in fondo, questo è lo stato d'animo di Rain Before Seven...: la consapevolezza del tempo che passa, della perdita e del rimpianto è presente, ma è sostenuta anche dall' ottimismo e dalla gioia nel celebrare la vita e lo stare - e suonare - insieme. La band di Arthur Jeffes, come quella di suo padre Simon, continua a sorprendere.