È sempre difficile proporre un gruppo drumless. È sempre difficile produrre un trio drumless anche per ottimi musicisti come: Pasquale Laino (sax soprano, alto e live electronics) e i suoi compagni di avventura, tra i quali Alessandro Gwis (piano) e Andrea Avena (contrabbasso). Tutti musicisti abili e intelligenti con carriere e collaborazioni anche importanti. Il tentativo di uscire dalle secche del troppo sentito si affida a vari stratagemmi. Dall’uso delle live electronics, che compare subito in apertura nel bozzetto introduttivo di ´The Passage´, alla capacità di scrittura leggera/popolare, e nello stesso tempo con ascendenze colte, di Laino. I brani seguenti ´In The Land Of Little Time´, ´With Light Steps And Resounding Feet´ e ´Wondering´ sembrano andare verso una giocosità che si perde solo nello spazio di confine tra i brani, quando una coda elettronica sfuma in una sommessa intro pianistica che diventerà ´Wondering´. Qui lo spazio compositivo ed esecutivo può ricordare vagamente alcune cose di Cristina Zavalloni (o alcuni duetti Coscia - Trovesi) senza però averne le riconoscibilità strumentali ed esecutive. Dinamiche accentuate e maestria esecutiva, arie popolari e accenni di elettronica, ricerca di parentesi cinematiche e musica contemporanea, ma alla fine il disco rischia di annegare un po’ in se stesso, nella propria ricercata ´poetica´ (ricercata nel senso di ´forzata´). Sembra che, al di la di essere suonato benissimo, composto intelligentemente e ragionato a livello intellettuale, questo disco non si riesca a distaccare da un pensiero programmatico che lo appesantisce impedendogli di volare come dovrebbe e potrebbe. I lunghi titoli tradotti in due lingue (inglese-italiano), la citazione di Pavese, il finto b/n delle foto, appesantiscono e tolgono la leggerezza che poteva e doveva trasparire. Il disco, ripeto, è bello e ben suonato ma, se si vuole apprezzarlo, bisogna spezzarlo in frammenti di massimo quattro o cinque brani per evitare che affondi. È una questione di piccoli equilibri e forse di un attaccamento ´accademico´ su cui ancora lavorare. È un gruppo che però mi viene voglia di ascoltare dal vivo, convito come sono che molto di questo insabbiamento sonoro sia anche dovuto, oltre che alle caratteristiche produttive, anche alla natura, un po’ asettica, dello studio di registrazione. Resta da ammirare lo sforzo e, personalmente, la cifra strumentale dei musicisti con una menzione personale ad Andrea Avena contrabbassista elegante e potente.