
Paolo Fresu Devil Quartet Carpe Diem
2018 - Tuk Music
#Paolo Fresu Devil Quartet#Jazz Blues Black#Jazz #Bebo Ferra #Paolino Dalla Porta
La citazione di Dave Douglas, uno dei massimi trombettisti jazz mondiali, deve far riflettere. Fresu, che non ha bisogno di presentazioni, ha caratteristiche musicali uniche che, diciamolo subito, come ci auspicavamo, ha messo in mostra anche in questo suo ultimo sforzo discografico. Carpe Diem (Tuk Music), il nuovo capitolo Devil Quartet (Paolo Fresu-tromba/flicorno, Bebo Ferra-chitarra acustica, Paolino Dalla Porta-contrabbasso, Stefano Bagnoli- batteria) consolida le intuizioni di uno stile affermato che cerca di evolversi sempre più nella direzione di una produzione sonora curata ed artisticamente interiorizzata al servizio, stavolta, di sonorità totalmente acustiche.
Il disco è di facile ascolto ma è anche raffinato, ha un’anima latina e romantica di stampo cinematografico che permea gran parte del lavoro, però alcuni momenti ‘superiori’ contribuiscono a dare l’impressione di un’opera compositivamente disomogenea, non sempre al top.
Tra i pezzi che si elevano dal resto sicuramente il medley iniziale Home-Carpe Diem offre ricami di suggestione imperniati su intrecci tromba-flicorno di Fresu che, nella splendida title track, risultano particolarmente suggestivi, solenni nel refrain per poi evolversi in spiritati assoli, dialoghi simultanei con ritmica sostenuta e la chitarra in evidenza di Bebo Ferra. Equilibri perfetti, tra melodia, musicalità e improvvisazione.
Se la lunga elegia Secret Love è la slow ballad dai toni classici (con tanto di sussurri alla Jarrett e spazzole in evidenza) che meglio riassume l’elegante e romantico intimismo soundtrack di gran parte dei pezzi, Un tema per Roma conferma gli equilibri del medley iniziale, ma anche una musicalità più complessa, stratificata (dei fiati) e creativa. Brano estremamente variegato, libero, su ritmica bossa, di grande raffinatezza, impatto, con Paolo Fresu grandissimo protagonista sugli assoli. La sorpresa però arriva alla fine, con il quattordicesimo brano Un posto al sole. Ebbene si, nonostante la fonte ispiratrice possa indurre a pensieri non troppo benevoli, dalla base melodica della famosa serie televisiva di RAI3 il mago Fresu tira fuori dal cilindro una composizione avvincente, un foulard suadente dai colori accesi, tra controtempi, passi sincopati e il ritornello che riesce, con estrema sensibilità e delicatezza, a sollecitare le nostre emozioni e la nostra fantasia.
Carpe Diem conferma di aver trovato un suono ideale, un’anima tangibile e riconoscibile, i quattordici brani non sempre riescono a coinvolgere emotivamente, anzi spesso si accontentano di regalare un’elegante ambientazione sonora ma nei suoi momenti migliori l’opera regala la visione di un percorso jazz che ha caratteristiche luminose e creative, degne di rappresentare l’evoluzione artistica di un musicista importante come Paolo Fresu. Non è poca cosa.