![Non è colpa mia<small></small>](/foto/musica/recensioni/big/5273-paola-russo-non--colpa-mia-20190901181404.jpg)
Paola Russo Non è colpa mia
2019 - Autoprodotto
Etienne Montgolfierre e la liberatoria Non È Colpa Mia scandagliano i lati bui delle nostre città e delle nostre anime, quasi preparando alla severa marzialità di Enaffio,che parla dell’aggressività delle persone nel traffico riecheggiando Up Patriots to Arms del Sommo Franco Battiato.
Perché è nelle relazioni con l’esterno che sorgono i dubbi, che possono arrivare reazioni inaspettate e che ci si può sentire fuori posto. Racconta infatti Paola a proposito della genesi del disco: “Nel 2016 sono entrata a Indigo e ho portato il mio bel calderone di roba dicendo che volevo incidere un disco. Io ho iniziato a 14 anni, la musica mi ha aiutata in tutti i modi possibili in cui una persona può essere aiutata. È stata la mia migliore amica. Ero un po' disadattata in questo mondo, anche a tratti emarginata per tante diversità che mi hanno da sempre contraddistinta: la musica mi ha permesso di capire il mio modo di stare al mondo. In questo disco racconto dell'inquietudine, della fragilità dei miei rapporti, della lotta tra il restare e andar via”.
Sognerò Di Noi frantuma la malinconia per un amore perduto in schegge di synth e di ritmi tribali, che ora graffiano e fanno sanguinare ora placano il dolore. Ti Amerò Lo Stesso è una cover di Paola Turci che la Russo fa magnificamente sua, intingendo la sua voce in un inchiostro di dolcezza per lasciare scritte parole d’amore non panali, per inverare un amore che cresce nelle crisi (“Nonostante veda/Quanta vita facile/Quanto amore docile/Precipita l’immagine/Della nostra storia/Se ti sembra dura ed invincibile/Davvero/Io t’amerò lo stesso”).
La chiusura con Una Birra Col Tempo raccoglie i ricordi passati e futuri per salvarli, diventando quasi un augurio ultraterreno.
Non È Colpa Mia è un disco da ascoltare in cuffia, di notte. Non è fatto per le amplificazioni potenti, né per essere ascoltato in viaggio in macchina. Perché compie un viaggio in direzione contraria, verso l’interno. E non richiede meravigliosi paesaggi che distolgano l’attenzione.