Ornaments Pneumologic
2013 - Tannen Records/Audioglobe
Voglio dire: congratulandomi per l’eccellente lavoro grafico del libretto, capace di presentare un concept che ha sicuramente dei tratti affascinanti, nonché l’intraprendenza critica nell’auto-promuovere questa come la Divina Commedia dello “Spiritual Drone Core”, il tributo al medico Galeno e un’ oscurità che viene interpretata dai più come la venuta di un nuovo suono e una nuova sperimentazione (ma, a mio avviso, con le stesse basi di tutti i gruppi del genere, gli stessi colori, le stesse tendenze, le stesse velocità, forse, gli stessi argomenti)... Cosa rimane veramente? Ma, soprattutto, bisogna per forza essere degli specie di eletti per entrare nelle dinamiche del rapporto “Ho suonato questo per rappresentare quest’altro” o è il viaggio, a volte, a tornare inconsciamente in direzione di chi l’ha prodotto (e ci può anche stare: uno sfogo? Una liberazione?) e non di un pubblico senza specialistica in post-rock-doom-metal-core-spirit?
Va bene, io non sarò l’eletto intellettuale in grado di capire un capolavoro di queste dimensioni e ho completamente un’altra idea di vita e di sangue e di cuore, anche perché spesso l’opera va in contraddizione con le aspettative di chi l’ha scritto e naviga, sostanzialmente, verso l’ orrore e la morte, ti sfido a respirare più piano mentre ascolti L’ora del corpo spaccato (il messaggio testuale, torna indietro, anche alla fine del viaggio, al mittente).
Nonostante i ripetuti ascolti, e pensando in primis alla musica piuttosto che a tutto quello che c’è stato costruito dietro, sono riuscito a partecipare attivamente e piacevolmente al disco in due momenti: Pulse, pronto a trasmettermi il rituale, la celebrazione, il movimento tanto desiderato; Pneuma, in cui, seppur niente di così clamoroso, si mettono però in gioco arpeggi di stravolgimento ipnotico efficace, contrapposti a ruggiti esplosivi d’effetto che mi arrivano vicino, quanto meno mi sfiorano. Bello, ma, forse, viste le durate dei brani in questione e la mia incapacità di rallentare il respiro sempre a colpi di tamburo pestato e chitarre inquadrate in distorsioni baritonali, potrebbe già bastarmi. Dopodiché, mi serve qualcosa che non sia, più o meno, sulla stessa frequenza, sulla stessa linea d’onda.
Visionario ok, ma, purtroppo, composizioni come Aer, Breath, per quanto questa fosse, probabilmente, l’intenzione degli Ornaments (quindi, un complimento?) mi rimangono viste da qualche strumento ottico esterno, chessò, dal microscopio, dal cannocchiale, oppure su un tavolo in sala operatoria, a lezione di anatomia mentre sbadiglio, ma ti ci metto pure da uno schermo cinematografico di rassegne super-underground, quindi, incapace nel suo tentativo spirituale come “strettamente personale”, almeno per la mia anima.