Oneness No east no west
2004 - Neo Humanistic Music
Anzi, pensandoci, forse, ancora più adatto potrebbe essere il termine “fusione”, che evoca un’esperienza totalizzante e atmosfere maggiormente connotate da richiami panici.
“No East no West” è il terzo disco, dopo “Ajanapathik” e “Invisibile Path”, dell’ensamble chiamato Oneness. Un gruppo interculturale composto da musicisti di quattro diverse nazionalità (Brasile, Giappone, Italia, India), provenienti da mondi musicali diversi, che seguono il compositore brasiliano Carlos C. Coelho.
È un album di composizioni, non vi sono canzoni o forme-canzone, anche se alcuni passi, principalmente quelli con idee fisse che ritornano ciclicamente, sviluppano un senso narrativo molto vicino alla forma parlata di strofa e ritornello.
Un esempio si può notare in “The Boy on the Tiger”, pezzo che apre e chiude il disco, la cui legenda di riferimento si può leggere all’interno del disco scritta da Sabrina Agosto (flauti), e la cui circolarità richiama, inevitabilmente, ad un tempo sentito come rinascita e non, in modo occidentale, come lineare con un inizio e una fine non coincidenti.
Il lavoro di Coelho è incentrato sulla ricerca timbrica delle musiche e degli strumenti che ha potuto analizzare e studiare durante gli anni di viaggio fra Sudamerica, Europa ed Oriente.
Parlare di sistemi tonali, modali e grammatica musicale strettamente occidentale non ha senso, a dire la verità non ne viene neanche voglia, se si desidera parlare di “No East no West” cercando di cogliere fino in fondo lo spirito che ha animato questo lavoro di ricerca.
Le musiche di Coelho spaziano, si muovono, parlano tutte le lingue della musica, sono “sfulingo”, scintille, per dirla con il poeta Tagore, di cui viene richiamata una poesia all’interno del disco.
Sono lampi, bagliori di nuova vita, respiri armonici di tutta la natura che sembra risorgere con una voglia fortissima di rinnovamento come si può notare nel brano “Scintille”, che ricorda per i motivi sopraccitati Stravinsky nel balletto per “L’uccello di fuoco”.
Viene creandosi un linguaggio fatto di trame in cui l’unico residuo di una musica colta occidentale rimane solo la scansione temporale; il resto è tutto intreccio, strumentale, etnico, classico, contemporaneo, jazz, sapientemente fusi insieme e distillati goccia a goccia.
L’ascoltatore si immerge nelle tenui tinte dell’album, lasciandosi trasportare cullato dai suoni di una Neo Humanistic Music.