Nino Scaffidi A un pesce che esce
2024 - L`Amor mio non muore
Nino Scaffidi ha ben chiaro l’insegnamento dei grandi cantautori. Voi però non abbiate fretta: l’ascolto del suo A un pesce che esce va assaporato lentamente.
Si inizia con una canzone apparentemente ironica, come Ambarababàciccìcoccò, per poi tuffarsi in una lieve Fondamenta Nani.
Questo è un progetto che è certamente complesso, da sfogliare come un libro di suoni e di parole inattese; gli innesti sparsi nel disco (scusate se mi concentro sul frammento di Ignazio Butitta) assestano pezzi di puzzle a incorniciare echi dylaniati, interpretati con una voce ora urlata, ora sommessa.
Il Sole dei Morenti intrecciata a Via Orfeo è il piccolo gioiello, all’interno di uno scrigno di legno intarsiato di poesia, e Michelle chiude il cerchio: intima e complice, parla di malinconia, di felicità e di rivoluzione. Quello che ogni buona storia dovrebbe insegnare.
Ma davvero c’è tanto da immaginare, ascoltando il flusso continuo che scorre. Ogni traccia racconta una storia diversa che confluisce nella stessa direzione. Il Sole dei Morenti, per esempio, mi riporta a certe liriche di De Andrè. Ma dentro questo disco trovano riparo altre suggestioni (Rino Gaetano e persino il primo Bennato).
Dal punto di vista musicale, gli arrangiamenti sono ben strutturati: bravi tutti i musicisti che hanno impreziosito il lavoro. Se pensate che la musica italiana sia costretta nella formula “canzonetta”, forse Scaffidi vi risulterà ostico, ma, se avete voglia di essere coinvolti in un insieme di fotogrammi e pensieri obliqui, cercate questo disco, confezionato per essere non solo ascoltato, ma pure guardato, come fosse un libro di immagini nitide.