
Nell Robinson The ROSE OF NO-MAN’S LAND
2014 - Compass Records / IRD
Questo Rose Of No Man’s Land di Nell Robinson è un gradevolissimo disco e, allo stesso tempo, un piccolo gioiello di Americana che germina dalle radici famigliari degli avi della nostra interprete per andar a bussare alle pagine dell’altro ieri. E’ un disco amabile e rilassante che ci prende per mano e ci incanala in un viaggio che lambisce memorie scalzando cromosomi mnemonici sepolti dalla banalità quotidiana e ci fa scoperchiare sbiaditi fotogrammi e reminiscenze che hanno in qualche modo un comunitario senso di condivisione se non altro visionario-musical-letterario.
Nell Robinson (all’anagrafe Hillary Perkins) è considerata una delle migliori voci della attuale scena roots; la stampa Usa l'ha definita una moderna Patsy Cline e la voce più fresca e viva in ambito roots. Al suo attivo ha altri tre albums: l’eccellente esordio Loango, On the Brooklyn Road e, in coppia con Jim Nunally,House & Garden. Nell ci dà la misura del suo valore con questo nuovo album in cui, ad amplificare il giudizio positivo sulla protagonista, a vario titolo appaiono in veste di ospiti personaggi del calibro di Kris Kristofferson, Ramblin' Jack Elliott, John Doe, Kathy Baker, l’attrice Maxine Kingston e, in sala regia, un produttore de-luxe come Joe Henry.
Come accennato in premessa, in termini di performance e conclusioni complessive, è impraticabile disconnettere la storia familiare di Nell Robinson dal percorso musicale di questo progetto che è figlio di uno screening personale decriptando un sostanzioso archivio di lettere appartenute alla propria famiglia, lettere che vanno dal periodo della guerra civile fino ai nostri giorni; un’era caratterizzata ciclicamente da conflitti militari che in qualche modo hanno illustrato la storia della nazione americana e che rientrano frequentemente nelle trame dei vari scritti. Il risultato è un mondo color seppia, senza tempo, un'intersezione di old time, bluegrass, country, folk, e Americana. Con l'amore per le radici, il rispetto, la saggezza e l’inquietudine di raccontarsi con batticuore come potente combustibile; è un po’ come tornare indietro nel tempo, alle fattorie con la veranda posteriore e ai negozi di paese, ai boschi e alle praterie, storie di fucili e cavalli, lapidi e fantasmi, lucciole nei prati e quello spirito di famiglia che riecheggia con i suoni di Hank Williams e Johnny Cash.
Sottotitolato An American Family's Musical Journey questo disco è indubbiamente un'iniziativa dal significativo valore culturale. In tutto sono venti tracce che alternano traditional, cover luminescenti, suoni brillanti e brani recitati estratti dalle lettere familiari di cui sopra.
L’introduzione strumentale di My Last Days On Earth (from Bill Monroe) presenta riecheggiamenti dal carattere cooderiano e dà il via a una percorrenza musicale fermamente evocativa. Seguono brani tradizionali come la sempre gradevole Johnny Has Gone For A Soldier e l’epica One Morning In May; Kris Kristofferson sta nei limiti di una parte recitata mentre Ramblin Jack Elliott duetta con la Robinson nella riuscita rievocazione di Drive On (from Johnny Cash) e legge poi anche lui lo stralcio di una lettera. Molto calibrata la presenza di John Doe nell’affermativa Happy To Go (una delle più belle) e nelle onde rootsy di Stateside. Tra le cover meritano un richiamo particolare la toccante Heroes di Guy Clark e le fresche movenze folkye di Scots Irish (from Rodney Crowell) e non possiamo dimenticare Forgotten Soldier Boy rigorosa e a passo di marcia, la drammatica Wahatchee, la briosità out of time di Waiting For Boys To Come Home con tanto di slide e solo di clarinetto o il fascino della conclusiva American Anthem.