My Gravity Girls I Miss Something And Miss Everyone
2020 - Weakmusic
Siamo nei territori del dream pop a cui eravamo abituati, ma il discorso in questo nuovo I Miss Something And Miss Everyone non si sviluppa più in chiave folk, quanto in chiave elettronica. Mattia la sera sul divano si divertiva a creare loop e riverberi con vari strumenti, ad esempio l'OP1 che in tutto il disco è preponderante e a sperimentare registrando suoni, voci, strumenti suonati nel modo più disparato ed ha estratto nuova linfa dalla sua creatività.
Nasce così questo disco, su contrasti tali che suona chiuso ed allo stesso tempo aperto. Cantato interamente in inglese, il disco è crepuscolare,a volte volutamente gelido eppure scorre liscio come un bicchiere d'acqua, malinconico ma non greve. Si inizia con Intimacy, dove un testo scuro e triste viene bilanciato dai giochi di strumenti ed elettronica (qui un basso le cui vibrazioni vengono riflesse da due piatti di batteria su cui Bergonzi ha poi lavorato creando un “effetto drone”). Sta qui il succo del disco: testi dolorosi, pensieri notturni ossessivi, consapevolezza di cadere in un baratro senza poter far nulla a cui viene contrapposto uno studio ed un gioco esplorativo delle potenzialità di OP1, synth, tastiere, batterie elettroniche e molto altro (un esempio illuminante in questo senso è il singolo Daybreak, il pezzo più electropop dell'intero album).
Colpisce poi una Schitzophrenia, nata dall'interesse di Bergonzi per le malattie mentali. Qui, il cantante ha voluto registrare dalle casse del computer uno stralcio di intervista ad un paziente schizofrenico contenuta in un documentario sugli anni 50, costruendoci poi sopra il beat e sovrapponendo in seguito il synth e tutto il resto.
Ci sono anche diverse aperture acustiche, ad esempio nell'intro acustica di Five AM, in cui la batteria entra verso la metà del pezzo in modo più incisivo, e May, che ricorda la produzione precedente del gruppo. Una carezza nel buio ottenuta tramite riverberi liquidi, ci viene data in Wide Eyes ed in Berlin (sul finale della quale il synth è suonato da Aldo Bergonzi, zio del cantante).
Interessante anche Family Life, un pezzo che parla di separazione e chiusura di rapporti, di un passaggio dal caldo al freddo dove i bei ricordi diventano freddi come il riflesso del sole sulla neve. Silver Lake, pure, un pezzo notevole con il ticchettio del tempo che scorre mentre la mente è presa nel loop ossessivo di certi pensieri ricorrenti. Conclude il disco Ann, particolare perché la sua ritmica ottenuta con il synth Organelle ricorda molto il battito delle mani tipico dei cori gospel in un album che ha il sapore di certe albe nordiche, senza che si sia trovato il sollievo se non nella musica che tutto avvolge.
Giada Lottini