La Band norvegese ancora una volta non rimane immobile, per la felicità di pochi e la rabbia dei molti che, trattando la musica come feticcio, mal sopportano qualsiasi divagazione dei propri eroi.
Anche questo nuovo HEAVY METAL FRUIT non lascia tranquilli nell’ascolto. Il mondo Motorpsycho è sempre più pieno di sapori.
Dalla iniziale ´Starhammer´, in cui il lungo silenzio siderale viene interrotto da un bruciante riff metal che si evolve in un viaggio che ricorda i Dead più lisergici con fraseggi di chitarra leggermente jazzati, quindi con cambi dinamici dal piano al medio forte, e poi ancora chitarre a lavorare improvvisando e crescendo fino al ritrovo del tema iniziale che ricorda (vagamente) lo stacco di ´Born To Run´ del Boss (si proprio quel motivo prima dell’ultima strofa…). Siamo al minuto ´´11 del brano; ci attendono ancora un´ultima strofa, il riff e la ripetizione dello stessa partizione, che pero´ non risolve il pezzo. Parte, infatti, quasi senza soluzione di continuità, il brano successivo. ´X-3 (Knuckelheads In Space) /The Getaway Special´ è un´enfatica cavalcata che ricorda nel coretto un certo metal pop anni settanta (Great King Rat dal primo album dei Queen per fare un esempio). Anche questo è un brano di oltre nove minuti e, non potendo i nostri cavalcare sfrenati tutto questo tempo, dopo un climax parossistico il brano sfuma in una ritmica funky jazz in cui l’eco del Davis elettrico la fa´ da padrone anche grazie all’apporto sensibile dell’amico ´Jaga Jazzist´ Mathias Eick alla tromba.
Siamo a ´The Bomb-Proof Roll And Beyond´ e qui il gioco si fa troppo scoperto. L’evoluzione è troppo simile a quella dei due brani precedenti. Il brano, di ´soli´ 6 minuti, dopo il suo tema sprofonda dapprima in un silenzio per poi abbandonarsi nel caos intorno alla metà del brano. Qui i richiami sono dei Pink Floyd: nella prima parte quelli di Animals e, nella parte più magmatica e meno riuscita, i primi Floyd barrettiani di Interstellar Overdrive. Nel finale viene recuperato il tema del brano e troviamo una chiusura affidata alle sole voci come a richiamare i Beach Boys.
Si volta pagina, ´Close your eyes´ è una ballatona pianistica arrangiata dal tastierista ospite Kare Chr Vestrheim con troppa dolcezza. Unico brano del disco a non superare i tre minuti e a non sbilanciarsi in improvvisazioni e cambi di ritmo; è un corpo estraneo nell’economia del disco. ´W. B. A. T.´, penultima traccia di quasi 10 minuti, parte straordinaria e tesa con un’improvvisazione dai mille sapori che, indovinate un po’, cresce di intensità sino a trasformarsi nel "riffone" heavy trascinante e compatto che ci si aspettava.
Dal mio punto di vista il disco potrebbe finire qui. Già la seconda parte di questo brano ha una schizofrenia che non convince e stanca. L’ultimo delirante e prolisso brano, venti minuti dedicati ai viaggi di Gulliver, è il brano più pretenzioso e meno interessante di tutto il disco nel suo allungarsi inutilmente in preda a una febbre prog/improvvisativa magniloquente ma con poco, pochissimo, senso e colma di inutili ripetizioni.
Non un capolavoro questo Heavy Metal Fruit, definito da Bent Sæther ´la cosa più pesante che abbiamo fatto in 15 anni´; un disco a tratti bello e pieno di citazioni consapevoli e suonate con personalità. Un disco massiccio suonato con cura e desiderio.