#RisorseUmane<small></small>
Emergenti • Songwriting • cosmic-pop

Mosé Santamaria #RisorseUmane

2015 - Dischi Soviet Studio / Bass Department Records

13/01/2016 di Barbara Bottoli

#Mosé Santamaria#Emergenti#Songwriting

Tra mistico e mitico c'è solo la "s" di Mosè Santamaria e il suo #Risorse Umane, un insieme di parole che non si crederebbe mai di sentire in una canzone e che spesso sono dimenticate anche dalla lingua italiana. Un equilibrio che dura per tutto l'album tra la concretezza e l'intangibile, tra ciò che si associa al mondo occulto e ciò che appartiEne alla società contemporanea tra consumismo e esibizionismo.

   I primi ascolti sono sconcertanti perché non si riesce a cogliere il senso di un lavoro sfuggente che non si fa prendere, ma che ti prende catapultandoci in un mondo parallelo, estraniandosi dal mondo. #Risorse Umane già nel titolo crea questo connubio tra virtuale e umano che Mosè Santamaria riuscirà a mantenere per tutte le nove tracce, mostrando il mondo che ha in testa anche nella stessa copertina che sembra puntare su una semplicità che non c'è, ma che ci fa entrare in un mondo che sembra uscito da un quadro di Escher, dove tutto è illusione, dove le cose non hanno fine se non viste nell'insieme e dove si sfiora un'eccitazione da uso di parole, raggiungendo un punto di piacere nel sentirle così assemblate che per una volta fanno passare in secondo piano l'uso eccessivo dell'elettronica. Ogni ascolto diventa un viaggio, senza alcuna indicazione, per giungere in posti sempre diversi, dove una volta si sceglie il sarcasmo, una volta l'intellettuale e una volta ci si perde in un mondo sospeso dove ciò che si è ascoltato ti fa chiedere "ma penserà veramente così o è solo una scelta stilistica provocatoria/musicale?".

   Mosè Santamaria va ascoltato, ma prima di tutto andrebbe letto, come uno di quei libri di aforismi che si capiscono solo se divisi in piccole frasi perchè l'ascolto completo è come una passeggiata al freddo, ma quel freddo rassicurante con luci nascoste dalla nebbia e il silenzio che sembra amplificare i pensieri, dove si è presenti ma si sparisce nello stesso istante, diventando parte di un sistema o della natura. La definizione più appropriata è di filosofo contemporaneo che fa dei testi un momento di espressione e di ragionamento, con l'amarezza tipica del pensatore che trasfigura la realtà e diventa impossibile stare nel mezzo del parere: o piace o non piace, ma se non piace è solo perchè ci si ferma a un groviglio di parole e se ci si chiede come sarebbero stati i testi con una musica diversa; esatto, come sarebbero stati? Più volte durante l'ascolto ci si può porre questa domanda, ma poi si capisce che non ha senso perchè la musica è solo e esclusivamente un di più che serve per facilitare l'ascolto.

   Santamaria si divide tra passato e presente, tra quotidianità e tutto ciò che è altro, come se fosse seduto in un punto di osservazione diverso dal nostro e si insinuasse dentro di noi offrendoci occhi diversi. Accosta il tutto e il niente, giocandoci, avvicinandoli facendoli inglobare uno nell'altro e confrontandoli per amplificare le differenze, unisce passato e presente, creando un disordine che dopo parecchi ascolti appare così lineare da diventare chiarissimo. Mosè Santamaria utilizza gran parte delle risorse umane della conoscenza unendole alla vita sociale (#).

Track List

  • Mine Vaganti
  • A Nizza (non era amore)
  • Come gli dei
  • Mata Hari
  • L`altra parte della città
  • I Love You Marzano
  • I Colori di Françoise
  • Passato Prossimo
  • Compromessi e Chiacchiere da bar

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