Michelangelo Decorato, Andrea Lamacchia, Marco Zanoli Flow
2023 - Abeat for Jazz
#Michelangelo Decorato, Andrea Lamacchia, Marco Zanoli#Jazz Blues Black#Impro
Nelle linee di presentazione del disco Claudio Fasoli scrive di questo Flow come “….esempio purissimo di costruzione molteplice di una musica singolare e definitiva”; volentieri partiamo da questa testimonianza, importante, data l’autorevolezza dell’estensore e anche la sua conoscenza degli artisti in questione.
La molteplicità del costrutto è certamente il primo elemento che coglie l’ascoltatore. Si trovano momenti di pura improvvisazione, costruiti su idee semplici e poi sviluppate con sensibilità vicine all’accademia contemporanea oltre che al jazz, per passare a momenti più strutturati, sempre in una logica di collettivo cameristico. ECM sound, pensereste? Non diremmo; nel complesso le tessiture sono vivaci e corali con un effetto certamente a dinamica controllata, ma a spessore consistente, evitando quindi quella “evanescenza”, che talvolta caratterizza la produzione dell’etichetta citata. Il gruppo lavora molto su ostinati iniziali, o magari meglio riff di base, che sa fare evolvere in modo equilibrato tra intuizione e ragione.
Da questo elemento deriva quella singolarità, che si traduce in una evidente originalità della proposta, tutt’altro che scontata e lontana da citazionismi espliciti. Il combo pare creare un linguaggio proprio, nella tipica modalità di certa musica contemporanea, con uno stretto intreccio tra le parti e una sapiente aggiunta dell’uso dell’elettronica che amplia i timbri disponibili e che si aggiunge a un completo ricorso alle risorse che i singoli strumenti offrono (basso con archetto o cavata profonda, piatti / pelli / percussioni, gamma completa della tastiera). Ne deriva un’affascinante esperienza sonora, che traduce al meglio una delle attitudini del jazz di oggi: ricerca del suono attraverso il lavoro collettivo dei solisti.
In relazione ai termini “purissimo” e “definitiva”, desidereremmo esprimere una considerazione tutta nostra. Non crediamo ci si trovi di fronte ad una manifestazione “ultima” del fatto musicale, un aggiornamento del celebre broccato “après moi le déluge”. Un’ipotesi del genere non si pone nel fatto artistico. Diciamo piuttosto che il lavoro non appartiene al filone del meticciato a tutti i costi; non è una sintesi di elementi estranei, ma il risultato di un’esperienza propria, sintetizzata in modo chiaro e in questo senso definitivo, lasciando però le porte aperte a ulteriori sviluppi. Non abbiamo ricavato la sensazione che, dopo quest’opera, il trio non abbia più nulla da dire, anzi!
Tra i brani più esemplificativi citeremmo Soma e Drift per l’improvvisazione, sottolineando il bel drive ritmico del secondo pezzo, e Damasio per la fusione di elementi jazz e classici caratterizzanti il DNA del trio.
Un lavoro di gran classe, meritevole di attento ascolto, favorito anche dall’ottimo livello tecnico di registrazione.