Suite Extracts Vol. 1<small></small>
Jazz Blues Black • Jazz • Orchestra

Michael Leonhart Orchestra Suite Extracts Vol. 1

2019 - Sunnyside

11/06/2020 di Paolo Ronchetti

#Michael Leonhart Orchestra#Jazz Blues Black#Jazz #Big Band #Spinal Tap #Chess Records

Volete un disco che tra venti o trent’anni probabilmente ascolterete con lo stesso gusto di oggi e con la consapevolezza di avere tra le mani uno dei lavori più belli e godibili per il Jazz degli anni 2000? Eccovi Suite Extracts Vol. 1 della Michael Leonhart Orchestra. Volete un disco che citi i Wu-Tang Clan e Fela Kuti? Oppure gli Spinal Tap e Ornette Coleman? Volete (finalmente) ascoltare qualcosa che non si sente più da tempo? Da quando morì Gil Evans, oppure dalla Living Time Orchestra di George Russell o dalla Liberation Music Orchestra di Charlie Haden (portatrice di un suono sovente più sporco ma efficace per il repertorio trattato)? Un disco in cui ad una splendida scrittura orchestrale possiamo aggiungere grandissimi solisti e strumentisti di prim’ordine? E come può succedere tutto questo? Succede perché, oltre ad avere materiale e musicisti scelti con cura, l’orchestra suona e prova con regolarità da anni! Perché non basta scrivere brani o arrangiamenti bellissimi; non basta fare dei bei soli! Per suonare bene partiture complesse assieme ad altri quindici o venti musicisti bisogna lavorare su un affiatamento orchestrale che ha bisogno di tempo, di prove e di concerti continui nel tempo. In questo CD tutto ciò si vede come raramente negli ultimi trent’anni le mie orecchie hanno potuto ascoltare. Si inizia con una scoppiettante Alu Jon Jonki Jon direttamente dal repertorio di Fela Kuti e, tra percussioni e una potente, quanto raffinata, sezione fiati, arriva il trascinante solo di Chris Potter sempre sostenuto da una scrittura orchestrale che non sta mai sugli allori, anzi: si arricchisce pagina dopo pagina di raffinatezza e potenza. La capacità di diversificare lo stile si vede sin dal secondo brano. La Fuga di Derek, brano a firma del bandleader, è uno splendido interludio in cui le voci strumentali di Erik Friedlander, Pauline Kim, John Ellis e Danie Srebnick (rispettivamente violoncello, viola, clarinetto basso e flauto contralto) si sommano con una grazia unica a cui si collega il suono del fagotto che introduce Big Bottom degli Spinal Tap splendidamente legata a Lonely Woman di Ornette Coleman. E si va avanti così per quasi un’ora con arrangiamenti millimetrici che sostengono prove solistiche perfette e scelte timbriche e strumentali di una ricercatezza rara.

Certo il lavoro di Michael Leonhart è questo: negli ultimi venticinque anni, anche in Italia, l’abbiamo visto dirigere musicalmente piccoli e grandi ensemble. La prima volta lo vidi circa nel 1997 al Teatro Ciak di Milano (nella sede storica di Via Sangallo che tanta musica ha regalato ai milanesi): accompagnava, in duo e poco più che ventenne, Vinicius Cantuaria e il pubblico non fece fatica ad innamorarsi del suo suono di tromba e della sua direzione musicale. L’ultima volta l’ho goduto nel 2017 a JazzMi mentre dirigeva l’orchestra per le musiche di Lovers di Nels Cline (presente anche in questo album), in un lavoro molto bello che diede ancor più l’idea della consapevolezza e bravura raggiunta dal trombettista e arrangiatore statunitense.

Ma Leonhart, con questo Suite Extracts vol 1, va oltre e trova le note e le atmosfere giuste per tutti i brani. Un esempio può essere il Willie Dixon di Built For Confort in cui i cambi di atmosfera sono sostenuti dalla presenza (o assenza) della chitarra fuzzata sopra la quale sembra svilupparsi parte dell’arrangiamento. O la cupa e potente lettura di Jazz Odyssey/Lick My Love Pump (anche qui si parla degli Spinal Tap) in cui svettano soli di Fisarmonica e Sax Tenore che non fanno mai distogliere l’attenzione. Ma tutto il disco meraviglia. Traccia dopo traccia!

La grande sorpresa è che questo cd sarà solo il primo di una serie di lavori che Leonhart pubblicherà a cadenza annuale per almeno otto anni. Suite-album che avranno come focus, di volta in volta ma sempre mischiando i materiali, brani propri e brani di altri autori. Ad oggi Leonhart dichiara di aver arrangiato, e più o meno pronte, almeno una ventina di suite tra cui le “The Afrobeat Suite”, “The Chess Suite”, “The Spinal Tap Suite” e “The Wu-Tang Suite” che in parte ha saccheggiato anche in questa splendida prima prova. Insomma credo proprio che sarà il caso di tenere da parte qualche euro all’anno per gustare l’evoluzione di questo splendido progetto!

 

Orchestra:

Michael Leonhart - arranger, conductor, trumpet, mellophonium, drum machine (7, 8), bass harmonica
Kevin Raczka - drums (1, 3, 4, 5, 8, 10, 12)
Eric Harland - drums (3, 4, 6, 11)
Elizabeth Pupo-Walker - percussion
Daniel Freedman - percussion (4)
Joe Martin - bass
Jay Leonhart - arco bass (11)
Robbie Mangano - guitar
Nels Cline - guitar (4, 6, 11)
Nathan Koci - accordion
Philip Dizack - co-lead trumpet
Dave Guy - co-lead trumpet
Jordan McLean - trumpet
Carter Yasutake - trumpet
Andy Bush - trumpet (10)
Ray Mason - trombone
John Ellis - tenor saxophone, bass clarinet & alto flute
Ian Hendrickson-Smith - tenor saxophone & alto flute
Chris Potter - tenor saxophone (1, 5)
Donny McCaslin - tenor saxophone (3, 6, 8, 11)
Jason Marshall - baritone saxophone
Sam Sadigursky - piccolo & alto flutes (1, 6, 11, 12)
Daniel Srebnick - alto flute (2)
Sara Schoenbeck - bassoon & contrabassoon
Pauline Kim - violin & viola
Erik Friedlander - cello
Milo Leonhart - additional cello (6)

 

Track List

  • Alu Jon Jonki Jon
  • La Fuga di Derek
  • Big Bottom/Lonely Woman
  • Dance of the Maidens at Stonehenge
  • Built for Comfort
  • Jazz Odyssey/Lick My Love Pump
  • Liquid Swords
  • Da Mystery of Chessboxin
  • Liquid Chamber
  • Shimmy Shimmy Ya/Glaciers of Ice
  • The Ballad of St. Hubbins
  • Quiet Man Is Dead Man/Opposite People