Matthew Herbert Mahler Symphony X Recomposed By Matthew Herbert
2010 - Deutsche Grammophon
L’album, più che una rilettura dell’unico movimento completato da Mahler per questa sinfonia, è un’esplorazione interiore, una dilatazione che lavora su ricordi e su sovrapposizioni. Un album spettrale in cui il sentimento interiore, cosi caro al compositore austriaco, è acutamente amplificato.
Le registrazioni originali di Sinopoli del 1987 sono smembrate, filtrate, riregistrate attraverso espedienti tecnici e psicofonici nei luoghi cari a Mahler. Nel maso, a Dobbiaco in Val Pusteria, dove il compositore soggiornava nel periodo estivo, sino a quando la malattia cardiaca che lo fece morire non glielo rese impossibile, Matthew Herbert registra suoni e rifrazioni sonore del brano: dall’esterno del vetro riprende la natura; dall’interno risuona le parti dei violoncelli; riprende il suono da un car stereo; riprocessa il tutto amplificando rumori e dissonanze assieme a uccellini, automobili e porte che si chiudono sbattendo; libera interi minuti della composizione per poi ricercare ancora l’ultima orma rimasta dello spirito mahleriano anche rischiando l’eccesso di una registrazione dall’interno di una bara o all’interno di un forno crematorio. Algoritmi e fruscii interferiscono mesmericamente con la partitura, in un’esplorazione che ha più contatto con il sovrannaturale dell’anima che con una esclusiva esplorazione musicale. Album da ascolto pulito in cuffia o su un buon hi fi, come se l’universo racchiuso al suo interno fosse sufficiente, ricreazione di mondo a se stante da ammirare a bocca aperta e con un po’ d’inquietudine.
Il disco dura 37 minuti, contro i 23 minuti della mia versione di riferimento quella di Rafael Kubelik, ed è diviso in 9 tracce per comodità ma ne sconsiglio vivamente, per esperienza personale, l’ascolto in random o per tracce isolate. Non si capirebbe nulla dell’opera e se ne perderebbe la poesia e il profondo senso mistico che appare unico, prezioso e nascosto nell’ascolto integrale dell’opera. Amplificare la solitudine e il profondo contatto con la morte sono i temi herbertiani e mahleriani a cui l’opera vuole rispondere e lo fa con una forza inaudita solo a patto di rispettarne le indicazioni.