
Matt Andersen Halfway Home by Morning
2019 - True North / IRD
#Matt Andersen#Americana#Southern #Chris Gestrin #Jim Hoke #Charles Rose #Steve Hermann #Mike Farrington #rhythm`n`blues
Registrato presso lo storico Southern Ground di Nashville, Halfway Home è il decimo album di Matt, costruito sulla pietra solida di tre “testate d'angolo”, visto che siamo al Sud e qualche metafora biblica ci sta a pennello. C'è la voce che fa reparto da sola ed è la sua vera fortuna: potente ma splendidamente adattabile, in linea con quel che viene imposto dal genere, capace di risvegliare nobilissimi fantasmi di qua e di là dell'oceano. C'è la sezione fiati, potente e strabordante, che travolge tutto e tutti senza fare prigionieri. Ci sono le backing vocals delle McCrary Sisters che s'infilano dappertutto, sinuose ed eleganti come il velluto. Ne vien fuori un disco godibilissimo che se ha un difetto è quello di scontare un po' di manierismo e l'assoluta fedeltà a uno stile dichiarato ed evidentissimo fin dal primo ascolto. Ritmi e cadenze, soprattutto nella prima parte, suonano un po' ripetitivi e forse avrebbero giovato un paio di escursioni verso generi diversi. Ma tutto questo è ampiamente ripagato dalla straripante energia che Halfway Home by Morning comunica a piene mani. Anche perché, alle tre pietre miliari indicate sopra possiamo aggiungere una buona varietà chitarristica, che rischia di rimanere nascosta e invece ben si esprime nella slide di Better You Want, nel “lamento” di Something To Lose e nel doppio assolo all'acustica di The Bed I Made.
L'attacco (What Would Your Mama Say, Free Man), ricco di cadenze swamp, segna la velocità di crociera di tutto il lavoro ed esemplifica quella potenza e ricchezza di suoni d'antan che non ci abbandonerà più. Qua e là si dà qualche accelerata decisa, come in Gasoline, dove il riff dei fiati pompa serratissimo, oppure si indulge – con musica e liriche – in atmosfere gospel, come in Over Me o in Give Me Some Light, forse la traccia più in linea con la bella copertina che illustra una mattiniero ritorno a casa. Più avanti, l'attacco intrigante di Take Me Back apre la scatola compatta dei suoni con una bella sovrapposizione tra il riff della tastiera, poi doppiato dal sassofono, e la linea bluesy della chitarra. Il finale è invece di taglio più intimo e familiare, con una strumentazione più sobria per l'omaggio al primo e ultimo amore di una vita (Been My Last) e il ricordo di uno zio scomparso (Quarter On The Ground) a cui è mancata un'ultima telefonata di commiato.