Massimo Zamboni Andare via. Riflessioni su un` Italia traslocata
2024 - VisAge Music / Terre Native
Torna, dopo lo splendido La mia patria attuale, di cui abbiamo scritto qui, il componente storico dei CCCP - Fedeli alla Linea e dei CSI, per condividere con noi le proprie riflessioni sulla storia passata e attuale, e azzardare ipotesi di senso per quella futura. In un momento in cui i CCCP si stanno riunendo, con incontri, ristampe discografiche, concerti all’Astra Kulturhaus di Berlino e un tour estivo che sta già registrando il tutto esaurito, il cantautore propone un lavoro solista, che volutamente non vuole essere promosso, né condiviso sulle piattaforme, invitandoci a prenderlo “così, come una cosa intima”, come egli stesso ha scritto sulla propria pagina Facebook. E lo fa con un disco breve, ma intenso, compatto, ottimamente suonato e interpretato con passione e convinzione.
Sette brani, di cui cinque originali e riarrangiati, e due omaggi a maestri della canzone popolare - "due canzoni fondative degli anni ‘70" - ; sette canzoni che stanno nel palmo di una mano, strette vicine al cuore, e che ci parlano di viaggi e di ritorni, con suoni antichi e modernissimi, nel segno di un'arte che sa da dove proviene e dove è diretta. L'ascolto si fa denso, la voce diviene un filo sottile e tenace, a legare insieme il tempo e lo spazio, le storie e la Storia, mentre le precise parole dipingono situazioni ed emozioni con nitida compartecipazione.
"Mare nostro, e di tutti gli altri mari": pochi altri sanno descrivere in modo tanto efficace l'andare via dei migranti, che solcano il Mediterraneo, nella speranza di una vita migliore; la splendida Gli altri e il mare si candida al Premio Amnesty, per la profondità con cui Zamboni esprime il punto di vista interno, per chiederci di non considerare estranei gli altri, quegli stessi "altri", che decenni fa eravamo noi.
A seguire, si direbbe ovviamente, lo spoken word I treni per Reggio Calabria, dell'insostituibile Giovanna Marini, in cui la voce di Zamboni restituisce la storia popolare con rispetto e stupita dolcezza, mentre il lento crescendo dei musicisti coinvolge l'ascoltatore con più di un brivido.
I tre artisti che accompagnano il cantautore sono complici del progetto, e si avverte il sentimento, oltre che la perizia tecnica, nel rendere tutte le sfumature; ad esempio, in Ora Ancora, la chitarra di Erik Montanari esprime una tensione a volte sommessa, altre potente, mentre Cristiano Roversi stende un tappeto morbido di tastiere alle riflessioni dell'autore. Anche nella reinterpretazione di un brano di Gualtiero Bertelli, Vedrai com'è bello, dalla sorprendente attualità, l'intesa tra Zamboni e la band si esprime al meglio, qui grazie anche al preciso vibrafono e alle decisive percussioni di Simone Beneventi, importanti ovunque (come ne La mia patria attuale).
La sperimentazione sonora e contenutistica dell'artista emiliano non si ferma mai; la lacerante elettrica di Montanari, il ritmo implacabile di Beneventi, e gli echi elettronici di Roversi, nella conclusiva - e quasi definitiva - Verso Casa, sostengono le riflessioni della voce narrante, che ci invita a considerare "casa" ovunque ci sentiamo accolti. Un consiglio dedicato soprattutto alle giovani generazioni, destinati ad andare via con maggiore frequenza rispetto al passato, e ai nostri connazionali, che vivono questa dimensione da tempo. Un disco breve, ma quanto mai necessario. Dove lo si può trovare? Ai concerti, nei rari show case, nei reading, "a casa mia"; oppure sul sito Rizosfera. Imperdibile.