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Jazz Blues Black • Jazz • World

Massimo Valentini Nudo

2023 - Abeat for Jazz

16/01/2025 di Vittorio Formenti

#Massimo Valentini#Jazz Blues Black#Jazz

“Jumble Music” è il baloon indicato in retrocopertina di Nudo, questo bel lavoro di Massimo Valentini, polistrumenista marchigiano (sax soprano, cajon, flauto, synth, piano e altro). "Jumble" significa “miscuglio”, termine che può far pensare a un approccio confuso e casuale inducendo, almeno in questo caso, a un equivoco.
Vero è che le composizioni vanno dal jazz alla world, dal folk al barocco, dal pop al progr, ma in nessun momento si ha l’impressione di un messaggio perso e disperso.

Predomina un umore tutto mediterraneo, ad ampi echi melodici e temi distesi e ben presentati, arricchiti da arrangiamenti che offrono un effetto quasi visivo delle trame musicali, rendendo la narrazione molto consistente e coinvolgendo da subito l’ascoltatore, indipendentemente dalle preferenze di partenza.

Accompagnato da Paolo Sorci (chitarre), Andres Langer (piano), Filippo Macchiarelli (basso) e Gianluca Nanni (batteria), nonché da un certo altro numero di collaboratori che non vengono elencati per ragioni di sintesi, Valentini realizza un lavoro elegante, dai molteplici effetti timbrici, a dinamiche controllate e dense  di sfumature.

In questo senso il titolo del disco può essere fuorviante. Nudo va inteso nel senso di spontanetità ma certamente non come sinonimo di essenzialità; l’artista si impegna molto negli arrangiamenti dei temi base restando comunque in grado di evitare prolissità.

Già dal brano iniziale si individuano le caratteristiche dell’opera; trama basata su un’idea a tre note crescenti e discendenti, in modalità classica innestata su di una sensibilità mediterranea tra l’epico e il poetico (ammesso che ci possa essere una distinzione), con un ammaliante ruolo dell’arpa e della chitarra.

Numerosi sono i momenti che riportano a danze popolari, con arricchimenti colti e virate anche al nordico o al mittleuropeo in stile cameristico, il tutto inserito su di una base ritmica fluida, morbida e anch’essa parte del gioco melodico.

Visto anche il background pop del leader, si può dire che il disco sublimi questa sensibiltà in meccanismi artistici non maliziosi e banali; il mix tra accessibilità e densità di spunti è ragguardevole, permettendo una fruizione non complessa ma soddisfacente.
Da sottolineare che, nonostante il lavoro sia intitolato individualmente, le esecuzioni sono corali, lontane da uno schema solistico, preferendo di gran lunga una costruzione concertante.

Esemplificativo è Esperar. Tra il latino e l’adagio barocco, con l’effetto pastorale del sax soprano quasi fosse un oboe, per poi virare a un umore contemporaneo, con impro di vena jazz decisamente contrastante, riprende il tema base a concludere. Una bella struttura in cui le sezioni sono sfruttate a fondo per variare l’offerta.
Altro episodio simbolico è I Break The Shape; chitarra e flauto da folk nordico, voce alla Greg Lake, parti d’arpa affascinanti e percussioni finali quasi tribali; un mix emozionante.

Un elastico tra punti vincolati distinti ma non così distanti; può uscire, a tratti, dalle comfort zones di ciascuno per poi rientrarci rapidamente, ottenendo un effetto di gradevolezza e di  profondità che lascia un retrogusto durevole. Molto consigliato.

Track List

  • Autumn` s Eyes
  • Tutta colpa della neve
  • Di là o di qua
  • No Connection
  • La prima neve d`Oriente
  • Esperar
  • I Break The Shape
  • Bulgarian Folk Song
  • North Direction
  • Sesamo Sticks
  • Ballata per 7