Mary Lattimore Goodbye, Hotel Arkada
2023 - Ghostly International
#Mary Lattimore#Elettronica#Minimal #Experimental #Minimalismo #Elettronica
Vale la pena spendere due parole anche per il vastissimo parterre di ospiti, di cui può vantare Goodbye, Hotel Arkada (che prende in prestito il nome di un esistente alloggio in Croazia): Lol Tolhurst (ex Cure), Rachel Goswell (Slowdive), Roy Montgomery, Meg Baird (già sparring partner della Lattimore in Ghost Forests del 2018), Samara Lubelski e Walt McClements.
Dopo oltre 40 anni, sembrano nuovamente materializzarsi i battiti del tempo, magistralmente scanditi dalla concezione intimista di Satoshi Ashikawa, corroborati dai rintocchi d’arpa di Yuko Utsumi in quella sempiterna meraviglia di Still Way (Wave Notation 2).
In questi paraggi l’uso del nobile strumento mette a referto il seminale esperimento, tracciandone una nuova via di aristocratico lirismo e rispolverando giudiziosamente una ricetta mai desueta. Talvolta è il seme cameristico a germogliare, la foschia di chorus in appoggio a nebule di accordi stile harpsichord/spinetta (Arrivederci). Altrove sono i toni mistici e astratti ad andare in visibilio (Horses, Glossy on the Hill e Yesterday’s Parties), trasmigrando coscienze ed esperienze a livelli di effimera sostanza (parafrasando un intreccio narrativo, ripreso da Lattimore in sede di presentazione dell’album).
Poi è il tempo a fermarsi ancora, florilegio austero di dissonanze, spettri in dissolvenza, infiniti e circolari moti, return delay in circuiti obliqui: Music For Applying Shimmering Eye Shadow è Discreet Music (nella sua traccia omonima) che appare in sogno. Movimento lungo, o estesa intermissione, a dividere in due l’opera, che si sottrae per qualche tempo all’elegia di tessiture euritmiche e classicismo estetico (là dove la fa da padrone l'opening track, forte di un incipit, quasi a reclamare temi e contrappunti bachiani).
Fra trame grevi e un pizzicato di magnetica attrazione, è come insidia dietro l’angolo il rigetto a barocchismi. Ne esce invece intonsa, l’autrice: ne limita gli eccessi e non sprofonda nel torpore, frapponendo abbellimenti, quelli sì, mai tendenti ad apatie melodiche e ipertrofie armoniche.
C’è del vero nel rendere sacro il soggiorno che si dà all’ospite. La dotta e folta schiera qui presente non delude, e prontamente con garbo ricambia: occupa spazi, ma non invade, si assiepa flebilmente fra canoni e idee di pronunciata identità. Chi accoglie, al tempo stesso, attinge pratiche e annette doti, metabolizza le altrui virtù, dando vita a virtuose inerzie, lasciando libero il fluire di un incanto sconosciuto.