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Rock Internazionale • Alternative

Marta Del Grandi Selva

2023 - Fire Records

20/10/2023 di Luca Di Pinto

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Si alza nuovamente il sipario sul mondo fatato di Marta Del Grandi, fiore all'occhiello del panorama musicale nostrano, artista plasmata da un marcatissimo trascorso formativo in terra belga e apassionata protagonista delle più svariate contaminazioni culturali ed artistiche (Cina e Nepal le altre tappe rilevanti del suo percorso esplorativo).

Un famelico interesse ad espandere confini e nozioni grazie a cui, non di rado, ha captato il tragitto di stimati e influenti colleghi, fra cui quel Shahzad Ismaily, richiestissimo musicista e collaboratore su scala internazionale, particolarmente abile a “levigare” scritture e produzioni (non a caso recentemente al fianco di Arooj Aftab, artista dagli incredibili picchi di sensibilità musicale al pari di Del Grandi).

Un eclettismo fuori dal comune completa il quadro di una jazz vocalist straordinaria, o per meglio dirsi ambasciatrice a più ampio spettro di un poliglottismo artistico, testimoniato dal Fossick Project, forma di teatro d’ombre contemporaneo (in coabitazione con l’illustratrice Cecilia Valagussa), attraverso cui Marta Del Grandi veicola la sua inesauribile bramosia di competenze trasversali.

Dopo due anni dal sempiterno gioiello Until We Fossilize, la nuova pubblicazione (ancora sotto egida Fire Records) prende il nome di Selva, attenendosi a una semantica “paleontologica” che fissa ancora il focus su uno spleen melanconico ed etereo.

Altra costante la voce come strumento, sottile e struggente, fragile e serafica, di una commovente e misurata vitalità, seta fra le mani, a farne un unicum in tal contesto, privilegio per chi la ascolta e ne traccia impulsi. E quegli stessi poi alterarsi in brividi, sulla mappa di emozioni, consonanza artistica alle latitudini di una Julia Holter.  

Capitolo variazioni sul tema: rispetto al precedente lavoro, succede che in Selva la Nostra rispolveri pelli e chitarre, non applicando in sostanza tale pratica dal suo vero debutto, quell’Invertebrates a nome MartaRosa assolutamente da recuperare (lì, episodicamente, in un seduttivo indie/art-pop, ci si può persino imbattere in una sei corde che graffia e morde alle caviglie). In particolare è Snapdragon ad assumerne un ruolo catalizzatore, inizialmente cullata nel ventre docile di tocchi percussivi, e un attimo dopo a insozzare il pezzo che è un piacere, in un loop stordente e tambureggiante, ipnosi di fiati distorti, danza rituale a fare il pari con la Tamar Aphek di Show Me Your Pretty Side.

Si sa, in una “selva” non c’è tempo di distrarsi: a momenti synth tumultuosi appaiono avvezzi ad aizzare moti kraut, salvo poi glissare e osservare coltri emotive addensarsi, in fermento per l’incantevole sibilo, al solito snello e penetrante, sospinto a sua volta dal dinamismo agile di batteria (Mata Hari).

Poi ancora odi che poggiano sul morbido selciato (Marble Season) e nenie di ricami melodici ricongiunte nell’abbraccio di fiati sfumati (Eye Of The Day, a ricordare carezze e sospensioni temporali di Angéle David-Guillou aka Klima).

Scava e scava, si tocca anche in Selva, come detto, la soave ed eterea anima di Until We Fossilize, nei cui gangli spuntano persino le intuizioni sinfoniche del Jonny Greenwood al suo meglio (la seconda metà del pezzo Amethyst), qui asciugate di quel tenore aulico e rilette in una indefinita forma canzone su registri operistici-cameristici (Two Halves).

I due minuti di libero arbitrio sperimentati da Polar Bear e l’incedere emotivamente sbilenco di
Good Story (con linea vocale incollata ai fraseggi di una Elisa agli albori) sono a indicare la via al pezzo omonimo, epitome dell’arte di Marta, approdo all’incessante ricerca di sperimentazioni vocali (mai così a un passo dal Medulla di Bjork e dal Will di Julianna Barwick) e pennellate a volteggi canori ricolmi di grazia.

Selva ribolle di idillico spirito e, in anfratti arredati con veli d’organza, dona inviolabili codici di stanze segrete. Disco per sognatori ostinati, di quelli mai domi a scorticar fantasie. Rare creature per cui tale musica si immola e che preserva dal caos circostante.

Track List

  • Mata Hari
  • Eye of the Day
  • Chameleon Eyes
  • Snapdragon
  • Marble Season
  • End of the World Pt.1
  • Two Halves
  • Polar Bear Village
  • Good Story
  • Selva
  • Stay
  • End of the World Pt.2